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domenica 17 maggio 2020

Jake Howsam Lowe - Oh Earth

#PER CHI AMA: Math/Djent strumentale
Dura ahimè solo una quindicina di minuti l'EP dell'australiano Jake Howsam Lowe, chitarrista dei The Helix Nebula e live-session dei Plini. Il musicista di Sydney è un funambolo della chitarra e la title track di questo 'Oh Earth', posta in apertura, me lo conferma, soprattutto perchè per una volta tanto riesco a concentrarmi molto di più sulla musica che sull'assenza di un vocalist. E quindi mi lascio trasportare dai giochi matematici diretti dalla magica chitarra di Jake che si lancia anche in furiose ritmiche che guardiano sia a Between the Buried and Me che ai Fallujah. Il gioco prosegue anche nella seconda brevissima "Breath", in cui il mastermind incanala tutta la sua energia in un caleidoscopico e ubriacante lavoro ritmico, lanciato davvero a tutta velocità, non una velocità fine a se stessa, nemmeno uno sterile esercizio di stile, ma con un tentativo volto a trasmettere delle emozioni attraverso un flusso quasi isterico di note che trova pace nella quiete solitaria del basso fluttuante (opera del jazzista australiano Callum Eggins) di "Another World". Una pausa per tornare più roboanti e isterici che mai in "Caverns", dove fa la sua comparsa un altro ospite alla chitarra, Stephen Taranto dei The Helix Nebula. E allora immaginate quanto ascoltato sinora sia sdoppiato in un duplice gioco di chitarre, una sorta di guardia e ladri tra due eroi dell'ascia, tra salite e ripide discese che sfociano nell'ultima "Refuge". Qui la terza e la quarta ospitata, carramba, con I Built The Sky
 responsabile del primo assolo e Jake Willson del secondo inebriante solo che chiude con eleganza un lavoro che funge da invitante antipasto per una release più lunga e strutturata. (Francesco Scarci)