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sabato 6 aprile 2019

Sundead - Ashes

#PER CHI AMA: Symph Death, primi Dismal Euphony
Credo che la scena tedesca sia, al pari di quella francese, quella che ha da offrire, in termini di quantità, ma non ancora di qualità, più band in Europa. Gli ultimi giunti sulla mia scrivania sono i Sundead, quartetto proveniente dalla cittadina di Ludwigsburg che con 'Ashes' giungono al loro debutto, dopo che la band si era formata nel 2014. Un lungo periodo di gestazione per produrre questo lavoro interessante che mette in luce le importanti qualità dei nostri in ambito black death melodico. Nove pezzi, ma in realtà abbiamo un'intro e un'outro, per spiegarci la loro visione del metal estremo, e devo ammettere che non è affatto male. Si perchè quando "Reduced to Ashes" irrompe nel mio stereo, la stanza viene invasa dal suono imponente dei quattro musicisti teutonici, che offrono un po' gli ingredienti tipici del genere con feroci sgaloppate melodiche, inserti progressive, growling (e di rado qualche screaming) vocals e parti atmosferiche che mi hanno rievocato un po' i tempi d'oro del genere in Scandinavia, con band del calibro di Siebenburgen o Dismal Euphony, due realtà con i quali i Sundead potrebbero tranquillamente condividere il palco. La vena sinfonica dei nostri emerge anche nell'incipit devastante di "Unwatered", song iper tirata, ma al contempo che include un po' tutti gli elementi del black sinfonico, voci femminili comprese, in una spettrale (brava la tastierista Ashima) cavalcata davvero da applausi. "Into Black Horizons" è un altro bel pezzo che combina in modo armonico, graffianti riff di matrice classica con un tocco sinfonico, qui a tratti anche malinconico, grazie all'uso del tremolo picking che in taluni momenti si sostituisce all'arrembante ritmica creata dall'ensemble. Il risultato è davvero avvincente ed esplosivo, anche laddove il clima si preannuncia più tranquillo (ma solo nella prima e nell'ultima parte) come accade in "The Vault", un'altra piccola perla in grado di combinare estremismi sonori di scuola svedese con una componente solistica da urlo che invece apre le porte ai classici dell'heavy metal. "Solar Winter" suona molto fresca, sebbene le chitarre in tremolo picking, disegnino panorami sonici contraddistinti da un delicato mood malinconico in cui ho come la sensazione di scorgere in sottofondo il suono di un violino che aumenta l'efficacia della proposta della band germanica. Ci si avvia verso il finale, ma un paio di interessante guizzi i Sundead hanno ancora modo di regalarli: "Kali Yuga" è un mid-tempo emotivamente assai potente tra saliscendi ritmici notevoli (un plauso complessivo va al batterista Tomasz "Nefastus" Helberg, uno che ha suonato con Debauchery e Belphegor, tanto per citarne un paio). In "Patient Zero" i nostri confermano la loro verve autunnale, sostenuti sempre da una produzione cristallina che enfatizza la potenza strumentale dell'act tedesco soprattutto nella cavalcata conclusiva che chiude il brano, prima dell'ipnotica chiusura ambient di "Remember the Future". Insomma 'Ashes' è un buon biglietto da visita per i Sundead, per cui auspico fortemente un ascolto della loro proposta. Sono quasi certo che potranno far parte delle nuove leve future nel riscoperto ambito del death sinfonico. (Francesco Scarci)