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mercoledì 19 settembre 2018

The Clouds Will Clear - Recollection of What Never Was

#PER CHI AMA: Post Rock, Russian Circle, Ulver
Quello dei The Clouds Will Clear è un quartetto proveniente dalla Germania, Francoforte per l'esattezza. La musica che propongono i nostri è un post rock piuttosto lineare che ogni tanto prova ad uscire dai binari grazie all'uso dei synth. "In Cyles", l'opening track, delinea comunque la proposta dei teutonici, un sound con ariose aperture cinematiche, assai poco pretenziose aggiungerei ahimé. Buone per carità le linee di chitarra, belle pesanti in alcuni frangenti, poi il solito compitino portato a casa con sufficienza e senza particolari sussulti. I riverberi di chitarra, l'aura malinconica, i frangenti ambient e tutti gli ingredienti tipici del genere, li possiamo ritrovare in questo 'Recollection of What Never Was', troppo poco per permettere ai nostri di uscire dalla massa informe di band post rock che popola ormai il pianeta. Serve una trovata, un'uscita di pista che possa realmente farmi pensare che questi The Clouds Will Clear meritino veramente la vostra attenzione. Ecco nella prima traccia non l'ho trovata e nemmeno quando il piano (un cliché) apre "Recollection", rimango colpito, già sentito mille volte, cosi come il riffing in tremolo picking o una voce che sembra provenire da una radio. Quello che più mi colpisce invece è un'atmosfera che si fa man mano più tesa, che riesce a catalizzare la mia attenzione, pur ricordandomi l'incipit del dvd degli Ulver, 'The Norwegian National Opera'. Non male soprattutto l'ascesa musicale, ma serve sicuramente qualcosa in più per scuotere la mia attenzione. Ci prova "Before the Tempest", e il suo carattere ambientale affidato a piano e basso, in un brano dal tiepido carattere autunnale che sembra fungere più da riempipista che altro e che alla fine, francamente, non mi lascia granché. Si arriva a "Attack Warning" e la solfa è la medesima, un peccato perchè mi stavo quasi ricredendo sulle potenzialità dei quattro teutonici. Troppo facile ma piuttosto inutile ripetere la lezione pedissequamente dei maestri (Russian Circle e This Will Destroy You), serve ben altro che una schizoide voce radiofonica per poter pensare di emergere dalla massa. Meglio allora provare a sterzare anzichè continuare ad insistere su flebili melodie, come quelle contenute anche nella conclusiva "Deep Sea Mining", il rischio di annoiarsi è dietro l'angolo. Onestissimi mestieranti, ma nulla di più. (Francesco Scarci)