#PER CHI AMA: Melo Death, Wintersun |
Gli Euphoreon sono il progetto di Eugen Dodenhoeft, mente dei teutonici Far Beyond, e di Matt Summerville, cantante e chitarrista neo zelandese. Il duo, che vive a distanza siderale l'uno dall'altro, nasce addirittura nel 2009 e in quasi una decade di vita, ha partorito una demo, un album di debutto omonimo nel 2011 e finalmente dopo 7 anni, un nuovo comeback discografico, questo 'Ends of the Earth'. Forti di un artwork mirabolante, i nostri rilasciano sette brani (più gli stessi in versione strumentale) all'insegna di un melo death di stampo finlandese, Wintersun su tutti. Il cd si apre con "Euphoria" che spiega la pasta di cui è fatta la band, ossia un death melodico corredato da una ritmica serrata, coadiuvata da bombastiche tastiere che forgiano l'ambientazione di fondo dell'intero album e dalle grim vocals del cantante, per un esito alla fine davvero entusiasmante, anche e soprattutto nella sua porzione solistica. Quello che più mi ha colpito sono comunque gli arrangiamenti con l'accompagnamento delle keys che mi hanno rievocato la colonna sonora di 'Inception'. La title track, che occupa la seconda posizione nel disco (peraltro uscito in due formati differenti, cd blu o rosso), si lancia in un'arrembante cavalcata melodica, in cui la voce del frontman s'intreccia con le chitarre e le tastiere e dove ancora una volta ad emergere dal frastuono melodico generato, è un intrigante assolo. E ancora tastiere quasi ad emulare il suono di un'arpa, come incipit di "Zero Below the Sun", per poi lanciarsi in un brano dal forte sapore sinfonico e dalla linea melodia (quasi black) davvero trascinante, munita peraltro di una certa vena malinconica. La song si colloca in cima alla mia personale classifica tra quelle contenute nell'album, per la sua duplice natura, ossia le sue fresche melodie ma anche la capacità di divenire più sommessa nella sua parte centrale grazie ad un break di violino e strumenti vari, interrotti da un assolo da urlo che ci conduce nuovamente verso momenti più ariosi. La song alla fine è un alternarsi di emozioni a metà strada tra death e black sinfonico (retaggio del buon Eugen nei suoi Far Beyond), epic e power metal, il tutto imbevuto di una velata dose di tristezza. "Mirrors" irrompe in modo inusuale con un chorus antemico già in apertura, in un brano che segue poi il canovaccio proposto sin qui dalla band e che vedrà nel suo svolgimento, altri interventi corali in stile Therion, mentre le sei corde sciorinano grande tecnica e spettacolari melodie. Si arriva cosi a "Craveness", song dal feeling più oscuro ma dalla linea melodica più forzatamente barocca, per quello che è invece il brano che meno ho apprezzato all'interno del disco. Decisamente meglio "Oblivion", forse anche per quella sua vena malinconica che riemerge forte, soprattutto nel fantastico break centrale, vibrazioni maestose per un'altra notevole traccia di questo 'Ends of the Earth', che trova modo di chiudere con "The Grand Becoming", e gli ultimi otto minuti di un lavoro sin qui importante. La traccia si apre con i tocchi di pianoforte punteggiati dal lavoro di chitarra, batteria e keys, in una song più ritmata che alla fine rappresenta la summa di tutto ciò che è contenuto in questo secondo lavoro targato Euphoreon. Per gli amanti del karaoke, beh perchè non godersi poi i brani in versione strumentale, io ne avrei fatto francamente a meno. Buona prova comunque, rimangono da affinare ancora un po' di cosine (un cantato troppo invasivo, una produzione che sembra mancare di potenza e un canovaccio che rischia di essere troppo scontato), ma i nostri sono sulla strada giusta. (Francesco Scarci)
(Self - 2018)
Voto: 75
https://euphoreon.bandcamp.com/
Voto: 75
https://euphoreon.bandcamp.com/