#PER CHI AMA: Post-black, Wolves in the Throne Room |
Le band più underground sulla faccia della terra le vado a cercare tutte io, anche se questo ovviamente è lo spirito che alimenta il Pozzo dei Dannati. E oggi mi imbatto negli ungheresi In Vacuo, che cosi gentilmente mi hanno regalato la loro release omonima, da poco uscita su bandcamp. 'In Vacuo' è un lavoro di sei pezzi che partendo da "Obvious" fino ad arrivare alla conclusiva "The Beast", ci sbatte in faccia la personale visione apocalittica del post black, tanto in voga nell'ultimo periodo, rivisitata da questo duo magiaro. La prima traccia va giù bella serrata e abrasiva fin dalle sue note iniziali, salvo concedersi un oscuro break centrale a cavallo tra il doom e influenze cibernetiche, con le vocals di Nagaarum che, ispirandosi al loro connazionale Attila Csihar, si dimostrano fin da subito al vetriolo. Si prosegue con "Urpower" con il duo di Tata che continua a picchiare forsennatamente, sebbene il prologo della traccia si presenti rumoristico e ipnotico. Le derivazioni cascadiane di Wolves in the Throne Room o anche dei defunti Altar of Plagues, si palesano nella ritmica dei nostri nuovi paladini, che mi colpiscono non tanto per la loro furia, ma per quelle linee di chitarra assai melodiche e piacevoli per le mie orecchie. "Cradle Of The Universe" è una traccia che attacca apparentemente tranquilla, poi il sound melmoso del combo ungherese prende il sopravvento con un feeling maligno e marcescente con voci demoniache quasi catarrotiche che deflagreranno presto in una nebulosa tempesta di elettricismi schizoidi e malati, che nell'acustico break centrale, vivono il loro momento più puramente di angoscia e paura. "Whip Slashing Thousand Times" apre con sonorità arabesche e continua con stilettate death/black old school. Con "Dance of the Universe" ci prendiamo una pausa drone/noise/ambient prima del finale incandescente affidato alla già citata "The Beast", song in cui gli In Vacuo mostrano il loro lato più imprevedibile e anche quello che ho apprezzato maggiormente: assurdi suoni estremi conditi da melodie gitane e rabbiose fughe post black che chiudono questo intrigante debutto firmato Emp e Nagaarum... (Francesco Scarci)
(Self - 2014)
Voto: 70