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mercoledì 4 settembre 2013

Mal Etre - Medication

#PER CHI AMA: Black Ambient Shoegaze Dark
Avevo incontrato gli svizzeri Mal Etre in occasione del loro primo album, “Torment” e li ritrovo in occasione del loro secondo lavoro, “Medication”, facente parte della “99 Screams Series” della russa Kunsthauch Productions, lavori stampati elegantemente in digipack, limitati a sole 99 copie. Fiero di far parte di questa ristretta elite di fortunati possessori di questa release, metto nel mio lettore il cd e mi lascio ancora una volta guidare nel malato mondo di Nocturnalpriest in un altro dei suoi psicotici viaggi. La proposta della one man band del cantone di Vaud, si presenta assai personale, anche se quella lacerante violenza che saltuariamente trapelava dalle note del primo lavoro, è stata riposta in soffitta, lasciando posto ad un sound già maturo, oscuro e che, come citato nel flyer informativo, suona molto in stile punk. Il tutto si evince dall'ascolto delle prime due song, che poggiano la loro struttura su una tetra musicalità, richiamando pur sempre nel loro avanzare, lo shoegaze degli Alcest. Il basso è l'elemento predominante del disco e l'inizio di “Manicomium” lo conferma: il suono pulsante dello strumento rappresenta infatti l'elemento su cui poggia l'intera ritmica dell'act elvetico, con delle vocals (pulite e scream) che sono al limite del delirio, per non parlare poi dell'atmosfera malsana che aleggia in questa song in particolare, ma in generale in tutto il lavoro. “Brainfood” sembra quasi un omaggio alle sonorità dark dei The Cure, cosi come “Conspiracy Against Life” rappresenta un altro bell'esempio di quanto abbia avuto un grande significato l'influenza di Robert Smith e compagni nella crescita musicale dei Mal Etre. Cori litanici e sprazzi di metallo vero, completano quella che forse è la mia song preferita. Con l'enigmatica “Nightmare” si continua a vagare nell'incubo di Nocturnalpriest: desolazione, freddo e paura sono le sensazioni che emergono forti dall'ascolto di questo pezzo. “Dernier Voyage” è forse l'ultima montagna da scalare con i suoi 11 minuti di musica in cui si palesa per la prima volta la componente black. Le chitarre, elettriche e acustiche, avanzano in una straordinaria amalgama di suoni maledettamente malinconici, su cui irrompe lo screaming del vocalist svizzero e dove emerge più forte l'influenza dei gods francesi Alcest. Ancora un temporale, ancora gocce di pioggia che cadono, cosi come in occasione della prima release, incupendo un'atmosfera già di per sé assai pesante. Con la title track si riprendono i suoni psichedelici delle prime tracce; per di più fa capolino anche la voce di una fanciulla che si affianca a quella del mastermind. “Schizoid” è la degna conclusione di questo album: malata ai massimi livelli, combina lo screaming con evocativi cori, su un tappeto sonoro psichedelico noise ritualistico, che conferma la qualità non indifferente della seconda opera targata Mal Etre. Definitivamente intriganti. (Francesco Scarci)