#PER CHI AMA: Black Shoegaze, Katatonia, Alcest |
Un digipack elegante, con una foto sfocata sulle sfumature blu e nero; ecco cosa ho fra le mani quest’oggi. Inserisco l’argenteo disco nel lettore e voilà, mi lascio immediatamente imbrigliare la mente dalle sue malinconiche melodie che evocano ricordi lontani e mi spingono in territori nordici, pensando a Katatonia (era “Brave Murder Day”) e Rapture. Signori vi presento i Freitod e quella che dovrebbe essere la loro seconda release, “Regenjahre”, fuori per la Van Records, dopo “Nebel Der Erinnerungen” uscito nel 2010. Ma se la title (ed opening) track può suonare come i mostri scandinavi, la seconda “Der Trauersturm”, pesta decisamente molto di più sull’acceleratore, con scorribande furenti in territori black. Non fatevi tuttavia ingannare, perché è solo mera apparenza: il duo teutonico ci sa fare con i propri strumenti e imbrigliare anche le vostre di menti, sarà un gioco da ragazzi. Ecco quindi che il black si miscela abilmente con una vena shoegaze, palesata anche da clean vocals che richiamano gli Alcest e con linee di chitarra pregne di romantico decadentismo. Dopo la seconda traccia, mi sento già molto in empatia con questa nuova band, a me sconosciuta. “Neue Wege” riprende le sonorità oscure degli esordi di Blackeim e soci, agghindandole con ottime voci pulite, break acustici e una tecnica eccelsa, coniugando le vecchie influenze con quelle attuali, dando alla luce ad un prodotto assai competitivo e che già ora mi sento di consigliare, e dire che non sono neppure a metà disco. Con “Letztes Wort” mi trovo a scollinare con la sua apertura interamente affidata ad un drumming dirompente e a delle chitarre che ringhiano, palesando in questo caso, l’amore dei nostri per i Celtic Frost. Il vecchio e il nuovo si incontrano, scontrano e compenetrano, nell’antro oscuro della bestia, in quello che probabilmente è l’episodio più ruvido dell’album. Con “Sterbenswert” si torna infatti su toni più rilassati: un bel giro acustico con voce pulita incorporata, una vena assolutamente nostalgica, un eco dei vecchi Paragon of Beauty (e dei nostrani Novembre) anche nelle ispiratissime chitarre elettriche; ma questa diciamocela, è una semi-ballad, non c’è da vergognarsene, ma anzi apprezzare la vena esplorativa del duo formato da Gerd Eisenlauer e Robert Seyferth. Con ottimo tempismo arriva “Nichtssagend”, altra perla di black shoegaze evocativo e ricercato, che getta le basi per la lunga (12 minuti) e conclusiva “Wenn Alles Zerbricht”, che chiude amabilmente un disco che identifica i Freitod tra le migliori espressioni di black melodico teutonico intriso di ispiratissimo shoegaze, in (ottima) compagnia di Lantlôs, Heretoir ed Infinitas. Ottima scoperta. (Francesco Scarci)