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martedì 19 ottobre 2021

Words of Farewell - Inner Universe II

#PER CHI AMA: Melo Death, In Flames
In attesa di ascoltare un nuovo full length, e sarebbe il quarto della loro discografia, tornano i tedeschi Words of Farewell con il secondo episodio della saga 'Inner Universe', dopo quello rilasciato lo scorso anno e recensito dal sottoscritto su queste stesse pagine. La formula alchemica dei nostri non cambia di una virgola rispetto al precedente EP, proponendo un sound che ci riconduce immediatamente al filone svedese guidato dai vari In Flames, Scar of Symmetry e Soilwork, per una proposta grondante groove da ogni suo singolo poro. E quindi, ben vengano le ottime melodie dell'iniziale "The Midnight Star", un brano davvero vario che, in più punti, rievoca gli In Flames di 'Siren Charms', un album che ho adorato. Di conseguenza, non potrò nascondere il mio apprezzamento anche per questa release, per quanto possa suonare piuttosto derivativa. Eppure, un bel chissenefrega ci sta alla grande perchè quando fa irruzione la più cupa "Born of Sleep", non posso che godere all'ascolto di questa proposta. Ho apprezzato soprattutto quel roboante sound delle chitarre e il classico dualismo vocale (pulito e growl) che compare in tutto il dischetto. Rispetto all'opener, questa seconda traccia sembra essere più ritmata, vantando peraltro un'ottima sezione solistica ed una chiusura piuttosta malinconica. "This Long Goodbye" continua con il suo rifferama di scuola svedese, con tanto di tastiere (migliorate a mio avviso rispetto al precedente EP) a costruire una solida matrice di sottofondo che sposta il tiro dei nostri verso un sound più cupo e minaccioso, palesato da un interessante break centrale atmosferico davvero efficace. Il sestetto di Marl ha totale padronanza dei propri strumenti e l'esito di 'Inner Universe II' alla fine si rivelerà più che soddisfacente, anche alla luce dell'ultimo pezzo, "Forgotten Hope", che illumina gli ultimi cinque minuti e mezzo dell'EP con le sue ottime e fresche melodie, la sua intensità ed una prova corale dei nostri davvero maiuscola. (Francesco Scarci)

sabato 27 giugno 2020

Words of Farewell - Inner Universe

#PER CHI AMA: Melo Death, Scar Symmetry
Da Marl, cittadina della Renania settentrionale-Vestfalia, ecco arrivare questi Words of Farewell, che i più attenti di voi se li ricorderanno in giro da almeno tre lustri e con tre album già in cascina. Il sestetto teutonico, in pausa dal 2016 quando uscì l'ultimo 'A Quiet World', ha pensato bene di dare un segno di vita ai propri fan, rilasciando questo 'Inner Universe', EP di quattro pezzi. Il lavoro si apre con la grandinata melodica di "Chronotopos" che mi permette di comparare immediatamente il sound dei nostri con quello degli svedesi Scar of Symmetry: chitarre fresche e frizzanti, tastierine stile Bontempi, growling vocals alternati a clean vocals, lampi progressive, begli assoli e signori, il gioco è servito per mostrarci lo stato di forma dei Words of Farewell. La band è tornata in sella e pian piano si rimetterà in sesto per offrire anche un nuovo full length, ma nel frattempo godiamoci questo lavoretto. "Whispering Deeps" è leggermente più cupa dell'opener, pur mantenendo intatti gli ingredienti sopra menzionati e con le melodie delle sei corde a giocare un ruolo fondamentale come guida per i fan nell'ascolto del disco. Ottima quindi la linea di chitarra che si concretizza ancora meglio nel confezionare un assolo davvero lungo e coinvolgente che da solo varebbe il cosiddetto prezzo del biglietto. Il trend melodico si conserva anche nelle successive "Offworld" e "Alter Memory": la prima dapprima caratterizzata da una forte componente malinconica, con le tastiere che costruiscono splendide atmosfere e in seconda battuta, la song sembra prima assumere toni orientaleggianti e poi di un melo death in formato Insomnium, il tutto in poco più di quattro minuti. L'ultima traccia invece è la più diretta, ruvida e veloce ma dotata di un bel break atmosferico ove compare una parte parlata, da quanto ho capito, estratta dal discorso conclusivo di Charlie Chaplin ne 'Il Grande Dittatore', che sancisce un comeback discografico davvero interessante. (Francesco Scarci)