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martedì 27 marzo 2018

The Conformation Change - Far From Home

#PER CHI AMA: Alternative/Post Rock
I The Conformation Change (TCC) sono una band nata in una piccola località sul lago di Garda, un lampante esempio di come vivere in un paese non ha alcun effetto su una mente libera che ha voglia di scoprire e di osare artisticamente. Tristemente il progetto è finito appena prima di rilasciare 'Far From Home', un disco che sarebbe stato davvero molto interessante vedere diffusamente suonato live. Le influenze della band spaziano dai generi più estremi a quelli più introspettivi, a me vengono in mente i Massive Attack per la preponderanza di tappeti di bassi e sintetizzatori, ma anche i Cult of Luna nelle parti meno aggressive o i My Sleeping Karma per la misticità e la spazialità che i TCC riescono a raggiungere. Il disco si apre con "5:33", pochi sordi tonfi di cassa intermittenti per introdurre un ambiente dilatato e labirintico, in stile trip hop bristoliano. La musica descrive nella mente uno scenario impossibile come quello che suggerisce la copertina: le balene volano sopra i grattacieli come gigantesci dirigibili viventi che viaggiano lentamente tra le nuvole, sotto gli occhi per niente stupiti dei passanti. È tutto normale a quanto pare, ed è normale che non sia normale. Il disco presenta una varietà di stili e di concetti di canzone decisamente eclettica, tra tutte "Deeper" è forse il mio pezzo preferito. La profonda linea di basso la fa da padrona per buona parte del brano, abbellita da chitarre spaziali e riverberate che descrivono a grandi cerchi concentrici, un ambiente dalle caratteristiche familiari ma con qualche particolare che lascia spaesati, come a voler dire che non è tutto immediatamente evidente ma che è necessario osservare più intensamente per cogliere l’unicità di ogni cosa. Si continua con l’incredibile viaggio allucinogeno di "The Edge", il brano forse più complesso del disco con il più vasto spettro emozionale, ove si passa dal languido scrosciare di arpeggi al duro imporsi di riff sludge, fino a parti senza ritmica imbevute di strani suoni elettronici che fungono da perfetto collante alla moltitudine di strumenti in gioco. La canzone risulta spesso sospesa il che crea un effetto ipnotico, ma in realtà è proprio il modo in cui i TCC riescono a trasmettere queste parti ferme che rende interessante la composizione, una su tutte il cambio di intenzione a circa 4 minuti dove, dopo una pausa ritmica, entra il synth e il riff di chitarra, un esempio di come la band sia in grado di dosare le proporzioni tra gli ambienti e i cambi tra di essi. Nel pezzo di commiato “Backward”, il synth ancora una volta ha un ruolo fondamentale: la stesura di tappeti sonici sulla malinconica e ciclica ritmica di batteria fanno da sfondo a un intreccio di chitarre decadenti e sconsolate, una giusta chiusura all’intricato percorso di 'Far From Home'. I TCC sono riusciti a concentrare in una quarantina di minuti una notevole moltitudine di stili, tenendo sempre una linea propria e una buona dose di originalità. 'Far From Home' è alla fine come un quadro dipinto e ridipinto un milione di volte, gli innumerevoli strati si sovrappongono l’un l’altro in un'infinita danza di colori tutti tra loro complementari, nessuno potrebbe esistere senza gli altri e tutti insieme creano una profonda sensazione di pace e di equilibrio, sensazione che permea la musica dei TCC in ogni momento. (Matteo Baldi)