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sabato 16 febbraio 2013

Stroszek - A Break in the Day


#PER CHI AMA: Apocalyptic folk, Current 93, Mark Lanegan, Leonard Cohen
Stroszek era il protagonista dell’omonimo film di Werner Herzog (“La ballata di Stroszek” nella versione Italiana) del 1977, che narra, con un forte tono di denuncia, la parabola di un uomo "diverso" che la società a più riprese rifiuta, fino a determinarne l'annientamento. Pare, tra l’altro, che fosse tra i film preferiti da Ian Curtis, che lo guardò poche ore prima del suo suicidio. E proprio questo film, come si legge nelle note biografiche, ha dato il nome a questo progetto di Claudio Alcara, già chitarrista dei Frostmoon Eclipse, che personalmente non conosco ma che mi si dice essere uno dei nomi di punta del Black Metal della penisola. Dati i presupposti, le atmosfere e i temi trattati sono tutt’altro che solari, ma quella operata da Alcara, in termini di impatto, è una sterzata nettissima, quasi un testacoda, dato che si cimenta con sonorità quasi esclusivamente acustiche (pensate ai dischi solisti di Steve Von Till rispetto a quelli dei Neurosis, per esempio). Questo lavoro allinea le cinque tracce che componevano l’EP dallo stesso titolo registrato nel 2011, rimpolpando il programma con altre quattro composizioni che danno un quadro più fedele ed esaustivo della proposta attuale del gruppo, ma forse alterna in qualche modo l’omogeneità del disco. La prima metà del lavoro è caratterizzata dal connubio tra la chitarra acustica di Alcara e la voce femminile di Nat, qua e là punteggiate da qualche nota di pianoforte, come nel magistrale pezzo di apertura, “Autumnal Moon”. Siamo dalle parti di un folk, di impronta essenzialmente americana, fortemente evocativo, che ricorda per atmosfere, suoni e songwriting, i dischi di Mike Johnson o i primi lavori solisti di Mark Lanegan, al quale i vocalizzi di Nat apportano un’impronta molto personale. Nella seconda parte del disco iniziano a fare capolino percussioni e anche qualche distorsione chitarristica, come nella notevole “A Veil”. Gli ultimi due pezzi sono invece di nuovo scarni e un tantino lugubri, quasi apocalittici - alla maniera dei Current 93 - cantati dallo stesso Alcara, il cui timbro baritonale e sussurrato, nonché un po’ monocorde, ricorda un ipotetico ibrido tra Leonard Cohen e Peter Steele. Lavoro interessante, forse di transizione verso una maggiore messa a fuoco della direzione da intraprendere, ma che impone di segnarsi il nome degli Stroszek tra quelli da seguire nell’ambito del new folk. (Mauro Catena)

(Pest Production)
Voto: 70

http://www.stroszekmusic.com/