Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Parahuman. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Parahuman. Mostra tutti i post

venerdì 24 febbraio 2023

Parahuman - Affliction

#PER CHI AMA: Metalcore/Groove Metal
Ultimamente il sottosuolo polacco brulica di un quantitativo smisurato di band. L’ultima in ordine di tempo ad essersi palesata fra le mani risponde al nome di Parahuman che arriva con ‘Affliction’ al tanto agognato debutto su lunga distanza, dopo aver rilasciato dal 2016 a oggi, giusto un EP e un paio di singoli. La proposta del quartetto di Varsavia è all’insegna di un metalcore sporcato da venature grooveggianti, per un risultato però che non fa certo gridare al miracolo. Se le chitarre di “Signal”, che segue a ruota l’intro omonima, potrebbero farvi tornare alla mente i primi Dark Tranquillity, è la performance dietro al microfono di Olgierd Gontarczyk a non convincermi pienamente, con una voce acida, graffiante ma mai francamente all’altezza. Musicalmente la band non è malaccio, proponendo tuttavia un canovaccio che ormai inizia a suonare un pizzico scontato, nonostante una continua ricerca di vincenti partiture melodiche e costanti cambi di tempo. L’inizio di “Loop” lo potreste infatti scambiare per altre 1000 canzoni analoghe per architettura ritmica, e questo mi fa intuire che più di tanto la proposta dei nostri non possa impressionarmi. Il bagaglio tecnico viene sicuramente messo a disposizione per migliorare il livello qualitativo proposto, soprattutto a livello solistico con certi assoli da urlo (la stessa “Loop”), ma quella che fatico a digerire alla fine continua ad essere la prova vocale del frontman o la scontatezza di certe porzioni di brano. Le variazioni al tema non mancano e il basso in apertura a “Feedback” viene in mio aiuto a tal proposito. Peccato poi che quella voce, che sembra affetta da una forte raucedine (cosi strozzata in gola), e quando pulita, rischia addirittura di fare peggio, vista la sua stonatura, che rovina quanto di buono possono proporre i Parahuman. Poi nello spaccare culi, i quattro musicisti sembrano cavarsela molto bene, con raffiche di chitarra a mo’ di mitraglietta, blast beat schizzati, o break melodici, ma la voce no, proprio non ci siamo, soprattutto quando dice “follow my voice…”. Eppur si muove diceva il buon Galileo Galilei, e si muove ondeggiando anche la proposta dei Parahuman, laddove decidono di rischiarsela di più e infarcire il tutto con una componente elettronica (“Inanity”), nel solo di “Antisocial” o nelle ritmiche progressive deathcore di “Divided”, che ci regalerà anche l’ennesimo strepitoso assolo. Più canonica “Sober”, dove il cantante prova a modulare le proprie corde vocali con risultati altalenanti. Alla fine dei fatti, mi piacerebbe dare un voto disgiunto, che vedrebbe un 7.5 per ciò che concerne la componente solistica e un 6 scarso per quel che riguarda il compartimento vocale, che mi porterà alla fine alla soluzione compromissoria che vedete sotto. Da rivedere alcune cose, poi i Parahuman potrebbero anche regalarci cose degne di nota. (Francesco Scarci)