#PER CHI AMA: Rock, Teatro degli Orrori |
Gli Oltrevenere sono stati una bella scoperta quando ho avuto la possibilità di calcare lo stesso palco durante un contest che hanno poi vinto. Il quartetto vicentino nasce nel 2009 e si rivela al grande pubblico nel 2014 con l'album in questione e tutta una serie di live per presentarlo. La loro musica è un mix di rock e cantautorato con chiari riferimenti ai Teatro degli Orrori, vecchi Litfiba e influenze prog della gloriosa scena italiana che fu qualche anno fa. I testi sono intensi e gli arrangiamenti graffianti, il tutto condito da suoni moderni ma non troppo. Si aggiunga anche un po' di sana elettronica come nel brano "L'Albero delle Mele", un mix di electro-industrial con un filo di pianoforte e voce, e i giochi sono fatti. Forse un esercizio stilistico o semplicemente la band ha voluto levarsi uno sfizio, anche perché la traccia poteva essere sviluppata maggiormente e diventare un brano con molto personalità. Passando agli altri brani, ci si imbatte ne "Il Sesto Giorno", la canzone con maggior tiro dell'intero album, potente e dalla ritmica che prende da subito l'ascoltatore. I riff sono in puro stile hard rock e il basso spara cannonate che ingrossano il sound del brano per tutti i quattro minuti di durata. L'assolo finale trasmette rabbia e nervosismo che vengono mitigati subito da un breve break di chitarra acustica che permette di tirare il fiato e arrivare alla fine della traccia. Poi arriva "Colt-Love" che apre con il basso che resta il protagonista indiscusso per gran parte della canzone caratterizzata da un'impronta più oscura e introspettiva, ma sempre con una possibilità di riscatto. Infatti gli Oltrevenere giocano molto bene sui cambi di ritmica e di riff, regalando tracce con molte sfaccettature che mettono in risalto anche le loro doti tecniche. I testi riescono a parafrasare tematiche comuni in maniera mai superficiale ed il vocalist interpreta i brani in maniera profonda, quasi teatrale, ecco perchè parlavo di somiglianza con Il Teatro degli Orrori. "Senza Fili" ricorda invece quelle atmosfere del rock italiano quando i Timoria e i vecchi Litfiba, ci regalavano delle gran chicche. Su quest'onda nostalgica, gli Oltrevenere elaborano a loro piacimento un brano ben fatto con qualche arrangiamento che odora di citazione alla storia del rock, il tutto discretamente amalgamato. Verso la fine i riff s'incattiviscono e ciò ci fa un po' rammaricare perché forse avremmo voluto tale energia sin dall'inizio. Resta il fatto che la band è tecnicamente preparata, ha cercato di crearsi una propria identità e questo album ne è la prova. Molto può ancora essere fatto e ora che sono usciti allo scoperto, dovranno dimostrare di che pasta sono realmente fatti. (Michele Montanari)
(Self - 2014)
Voto: 70