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mercoledì 29 gennaio 2014

Malevic - S/T

#PER CHI AMA: Post Rock, Post Grunge
È sempre bello avere tra le mani il cd di debutto di una band. Sembra di toccare un pezzo della loro anima, forgiato a dovere dopo mesi di lavoro, tra sangue e saliva, insulti e risate in faccia. Ma anche amici che si trovano e poi si perdono, ore di viaggio per rincorrere un sogno e poi finalmente ci sei. Tutto questo scorre tra le dita in pochi attimi, mentre sfioro il digipack dei Malevic. Bellissimo artwork che anticipa atmosfere cupe, ma che guardano al cielo per trovare la luce. Otto brani che raccontano un rock che si dipana tra il prog, l'alternative e un'evoluzione del grunge, dai suoni affascinanti che riportano alla mente i Tool (che tanto stiamo aspettando) e gli Isis, ma le somiglianze si fermano qua. I Malevic sono caratterizzati da una buona cura dei suoni, non lasciano nulla al caso, come gli arrangiamenti. Sempre azzeccati ed equilibrati per creare dinamicità, anche se i brani iniziano speso sommessi e poi esplodono. "Relic" è un esempio, bei riff di chitarra, un gran break di basso e batteria messo al punto giusto e il cantato che ammalia ad ogni singola parola (in inglese). Una sorta di preghiera moderna che non chiede perdono a nessuno e grida al mondo la sua presenza. Anche "Pipers of Vanity" colpisce per la sua complessità (nonchè durata), confermando la maturità dei Malevic e la loro propensione a scrivere pezzi con il massimo della cura possibile. I diversi cambi ritmici e melodici non stancano e soprattutto mostrano la flessibilità artistica di una band che non vuole fermarsi e invece produce ciò che un ascoltatore non sempre si aspetta. Probabilmente chi non ha un orecchio allenato può rimanere un po' spaesato, ma è ora di abituarsi ad altro e accogliere a braccia aperte nuove sonorità. L'album chiude con un brano tirato e aggressivo, sempre addolcito dalla linea vocale che non si lascia tentare dallo screamo o dal growl e continua per la sua strada melodica, dando maggiore spessore agli arrangiamenti. Concludendo, anche se a volte alcuni passaggi sono meno convincenti di altri, questo debut omonimo merita e lo consiglio caldamente a chi apprezza come me questo genere di sonorità. (Michele Montanari)