#PER CHI AMA: Avantgarde sperimentale |
Ho conosciuto i Thee Maldoror Kollective (T/M/K) ancora quando si chiamavano Maldoror e esordivano con uno splendido album di black atmosferico, 'Ars Magika'. Era il 1998 e da allora le cose sono mutate notevolmente nella vita dei nostri. Oltre a cambiare monicker più e più volte, la musica dell'act torinese si è evoluta, passando da sonorità electro-black a fughe industrial, per rifugiarsi nel free jazz, nell'ambient e in una serie di sperimentalismi avantgarde, di cui quest'oggi, 'Knownothingism', ne rappresenta verosimilmente la summa. Freschi di contratto con l'Argonauta Records, i nostri sfoderano una prova a dir poco entusiasmante con sette deliranti tracce che potrebbero piacere ai fan di Massive Attack o Portishead, così pure a chi ha amato le intuizioni degli ultimi Ulver o la nuova linea musicale seguita dagli ultimissimi Manes, insomma musica di una certa classe, ma anche dal non facile approccio. Lo capirete di certo partendo dalla circense "Clarity, Oh Open Wound!", song dalle melodie folkloriche che ci conducono in un teatro degli orrori o in una di quelle giostre horror, da cui spuntano teste di clown con le molle o zombie mangia uomini. Se chiudete gli occhi questa è l'immagine che configurerete di certo nella vostra mente, con la voce dell'eccelsa e magnetica Pina Kollars, straordinaria a guidare i vostri incubi, tra riff pinkfloydiani e atmosfere doorsiane e un'altra infinità di influenze che derivano dai generi musicali e filosofici più disparati. Ascoltare questa song è poi come aprire un libro di storia e leggere una parte qualsiasi del suo contenuto, sia esso relativo alla civiltà greca o egizia, indiana o araba. Straordinario. La seconda "An Uncontrollable Moment of High Tide" fa l'occhiolino ancora ai primi Pink Floyd, ma la traccia non tarda ad evolvere verso le sonorità trip hop dei maestri inglesi di Bristol, forti anche di una performance vocale strepitosa del folletto Kollars, con la musica che cresce e nella sua caleidoscopica fluidità, mi fa rizzare il pelo sulle braccia. I 12 minuti di "Cordyceps" sono una dura prova da superare, tra frangenti noisy, ambient e drone, corredati da vocals sinistre, che solo intorno al sesto minuto trovano forma nei tocchi di pianoforte, elettronica e nella ubiquitaria voce di Pina, che vorrei ricordare essere stata scoperta da Peter Gabriel. Con "Mariguanda" si tornano ad esplorare mondi alieni, anfratti dal sapore jazzistico, complice un allucinato sax, spezzoni lounge, frangenti cinematici, blues, rock, soul, etno e chi più ne ha più ne metta. Non c'è più alcun limite invalicabile per i T/M/K e lo dimostrano con i loro deliranti brani, ove tutto oramai è consentito e se "Lhasa & The Naked West" vi sembrerà inizialmente la song più normale del lotto, non temete perché probabilmente alla fine potrà risultarvi la più folle, con quei suoi frastornanti loop, la sua tribalità spiccata e la fragorosa liquidità dei suoi suoni. Non ditemi che siete già ubriachi, perché avrete di che dissetarvi alla scoscesa fonte di "Nirguna" che tra riffoni e ambientazioni psichedeliche, avrà ancora modo di sorprendervi. Mancano ancora i 13 minuti di sonorità Indian rock di "The Ashima Complex" per completare il viaggio spirituale intrapreso con 'Knownothigism': non saranno semplici, ma indispensabili per raggiungere il traguardo purificatore che i Thee Maldoror Kollective hanno tracciato per noi. Innovatori. (Francesco Scarci)
(Argonauta - Records - 2014)
Voto: 85