Secondo cd per i nostrani Kailash, duo proveniente da Viterbo, che propone un sound estremamente personale e sperimentale. Partendo da basi math, l’act laziale esplora un po’ tutti gli ambiti della musica metal e non solo. Devo dire che mi ha fatto un po’ impressione leggere in giro per il web che i nostri siano una formazione black metal (relegato ad un paio di rare incursioni selvagge), perché a mio parere questa informazione è estremamente fuorviante di quelle che sono invece le reali note che si trovano nelle corde del duo Marco/Andrea. La prima “Water Glimpse” è una song strumentale (come tutto il resto del disco d’altro canto) decisamente ispirata al post rock, in cui si susseguono passaggi che vanno a dipingere ambientazioni oscure ed altre più brutali. La successiva title track è un gioiello in cui si incastonano gemme di jazz, avantgarde, math-core e progressive, che la incoronano decisamente al primo posto tra le mie preferenze. Sia ben chiaro “Past Changing Fast” non è uno di quei lavori estremamente semplici da essere affrontati: il fatto di essere cosi eclettico pone come condizione basilare la necessità di avere una mentalità estremamente aperta a questo genere di sonorità, non sempre facili da digerire. Andando avanti con l’ascolto dei brani, ci si rende sempre più conto della elevata capacità tecnica dei fratelli Basili che già avevano messo in luce le proprie potenzialità in passato sotto il monicker di Krom. I nostri sono dei maestri nell’alternare momenti di delicata poesia, ad altre esplosive evocazioni sonore, esaminando in modo approfondito il proprio intimo e le percezioni più distorte della psiche umana. Forse sto vaneggiando si, ma è solo l’effetto ipnotico che l’incedere di questo disco provoca alle mie cellule neuronali. Sono destabilizzato da quest’alternanza di suoni disarmonici, completamente disorientanti, che sembrano volti a portarci in un universo parallelo in cui tutto va all’incontrario. Bello, ma tutto decisamente strano, mi trovo quasi al termine dell’ascolto del cd e ho perso la cognizione del tempo e dello spazio. È un andirivieni di emozioni che travolgono l’ascoltatore, che spesso si ritrova spiazzato dalle soluzioni adottate dai nostri, decisamente dei maestri nel saper miscelare influenze provenienti da più ambiti musicali. L’unica scelta che magari non condivido troppo è il fatto di non avere un cantante in pianta stabile nella band, una di quelle voci sofferenti che potrebbero donare al tutto ancora maggiormente un feeling di disperazione, inducendo quindi l’acquisto di questo disco solo ad un ristretto numero di persone. L’ultima segnalazione riguarda il rifacimento di “Remembrance of the Things Past”, song dei norvegesi Ved Buens Ende, logicamente riletta in chiave Kailash style. Se volete abbandonare il vostro mondo e immergervi in un altro per una quarantina di minuti, il suggerimento che vi do è di tuffarvi nelle note di questo futuristico “Past Changing Fast” e lasciarvi andare ad un alternanza di pensieri confusi e distorti, attenti però a non sfociare nella pazzia! Raffinati e intensi, ma decisamente poco abbordabili e relegati per ora, solo all’ascolto di una di nicchia di persone. (Francesco Scarci)
(Frostscald Records)
Voto: 75
Voto: 75