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sabato 20 agosto 2011

Influence - Where Does Your Way Lead To?

#PER CHI AMA: Techno Death/Thrash, Death
Non è stato particolarmente facile trovare qualche informazione su questa band polacca, proveniente da Goleniów e dal look molto accattivante. L’EP in questione rappresenta il loro esordio assoluto, una miscela incandescente di death tecnico, a tratti melodico. L’album si apre con il basso incendiario di “Mental Disease” e la martellante batteria di Karol. La song però quando scopre la sua componente chitarristica, perde un po’ in potenza, in quanto i riffs stanno un po’ troppo in secondo piano e non esplicano al meglio la potenza del quartetto polacco. Peccato, perché se le sei corde di Arek e Sowa, seguissero il roboante incedere fornito dal drumming furioso, sicuramente ne avremo sentito delle belle. La voce dello stesso Arek lascia un po’ a desiderare, ma sono certo che ci sono ampi margini di miglioramento. “World of False” attacca in maniera ancora una volta esplosivo grazie all’egregio lavoro dietro le pelli, ma il techno death dei nostri risulta ancora penalizzato dalla pessima registrazione delle chitarre, sempre abbandonate in secondo piano, salvo in quei casi in cui la batteria lasci completamente il campo agli assoli delle due asce, che si riveleranno assai interessanti. Il fantasma di Chuck Schuldiner e soci, aleggia costantmente nelle songs di questi Influence, però là eravamo ad altri livelli, grazie alla classe cristallina dei singoli musicisti. “Lie Poetry” presenta inizialmente un suono un po’ più bilanciato, ma poi, al solito le chitarre si perdono per strada come un lontano eco nel deserto, nonostante la song si palesi con un configurazione prettamente thrash. Ancora una volta è un peccato che i nostri non abbiamo potuto godere di una registrazione all’altezza, che avrebbe certamente conferito più spessore alla proposta e avrebbe fatto godere appieno dei suoni rilasciati dalle scorribande vetrioliche dei due chitarristi. La conclusiva “Nightmare” conferma le buone potenzialità della band mittleuropea, ma il consiglio che ci sentiamo di dare è sicuramente quello di dare una maggiore dignità ai suoni delle chitarre, spesso intrappolate dall’esponenziale potenza del divertente drumming. Cosi come pure, darei più che volentieri una sgrezzata alla voce, talvolta banale. Comunque una sufficienza abbondante mi sento di darla a questi ragazzi, spronandoli fin d’ora a rivedere alcune cosine nel proprio sound alla ricerca di una propria precisa identità che non rischi cosi spesso di sconfinare nel già sentito. Forza, è tempo di rimboccarsi le maniche! (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 65