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giovedì 26 settembre 2024

Horthodox & Haiku Funeral – Serpentine Sorcery

#PER CHI AMA: Drone/Ambient
Quando due band del calibro dei francesi Haiku Funeral e dei russi Horthodox, uniscono le forze per dare alla luce un nuovo album insieme, il risultato non può che destare sorpresa e curiosità. Fondamentalmente, la musica espressa in questo album collaborativo è molto difficile da incanalare in un filone unico, anche se a grandi linee, potremmo identificarla come dark ambient drone, dalle tinte fosche e oscure. Se poi il concetto di base è dare un ambiente sonoro a testi di antiche canzoni bulgare, trovati in un libro del 1896, sul tema della stregoneria, serpenti, vampiri e ninfee dei boschi, come la Samodiva, tipica creatura fatata dei monti Balcani, il tutto prende un significato più ampio e interessante. In effetti, il disco si presenta a capitoli, con lunghe suite di synth, che oscillano tra gli 8 e i 12 minuti, tra tappeti di noise ambient, sibili e sussurri perennemente distorti, neri come la pece, con una voce narrante che gravita a metà strada tra un Sauron irato e uno stregone demoniaco che espone il proprio sermone diabolico. L'ago della bilancia viene spostato dall'ottima performance del sax di Alexander Timofeev, che in controtendenza all'intero sound di base, convoglia le atmosfere verso lidi più noir jazz, attenuandone la pesantezza e irrobustendo la complessità della proposta, rendendola più fluttuante e piacevole all'ascolto, tenuto conto che le due entità sonore sono note soprattutto per le loro opere ostiche e pietrificanti. A tutti gli effetti, l'ascolto di 'Serpentine Sorcery' potrebbe essere paragonabile a sfogliare un libro, dove il sound oscuro sostituisce il bianco delle pagine e il testo è inciso dal lamento gutturale della voce narrante. La deriva che scaturisce dalla nostra mente da queste letture, vengono poi trasportate dalle divagazioni del sax, che per assurdo, ha reminiscenze così impregnate di jazz sperimentale (ascoltate "The Mother and the Whore Bride"), che riesce in molti tratti, a far distrarre l'ascoltatore, fino a fargli dimenticare la tipologia di musica che sta ascoltando. Il ritmo è assuefatto al rumore: si mette leggermente in luce, tra disturbi distorti e interferenze, nella rumorosa title track con un'evoluzione noise devastante. Altrettanto, in bella ma pacata mostra, il ritmo si palesa anche su "The Hate Venom", mentre in "Vampyric Mantra" è per lo più usato come metronomo dal suono profondo. Alla stregua di un Necronomicon in mano a un ignaro primo lettore, l'ascolto di questo disco potrebbe arrecare parecchi fastidi e tormenti agli ascoltatori poco assidui a questo genere musicale. Al contrario, potrebbe configurarsi come uno scrigno nero incantato, tutto da scoprire. (Bob Stoner)
 
(Aesthetic Death - 2024)
Voto: 70
 

domenica 6 febbraio 2022

Goatpsalm/Horthodox - Ash

#PER CHI AMA: Ambient/Noise
Che simpatica accoppiata quella formata dai russi Horthodox e Goatpsalm, due realtà underground riunite in una specie (in realtà suonano insieme su tutti i pezzi anzichè dividersi il disco) di split album intitolato 'Ash' e registrato tra il 2019 e il 2021 in molteplici luoghi. Complice il Covid, infatti i nostri si sono adeguati a registrare in momenti e località differenti. Ne escono questi sette brani che si aprono con "The Last Days", un'accozzaglia di rumori sinistri da castello infestato. Sembrano infatti i classici suoni di catene quelli che si sentono in sottofondo, cosi come quello delle assi di legno in assestamento quelli che li accompagnano. Il tutto prosegue incomprensibilmente per otto minuti quando finalmente affiora una chitarra acustica a farmi capire che forse riuscirò a scrivere anche di musica in questa recensione, ma in realtà sarà solo ambient/noise quello che scorgeremo da qui in avanti. Dopo i primi 13 snervanti minuti, ce ne attendono altri 10.30 con l'acustica irrequieta di "Fragile Walls of Salvation", inquietante quanto basta per rappresentare l'ideale colonna sonora da film thriller. Quel che a quanto pare è più interessante sottolineare di questo disco sperimentale è la tematica che dovrebbe affrontare, almeno visivamente (non essendoci traccia di voci), ossia lo scisma della Chiesa russa risalente al XVII secolo quando si separò in Chiesa ortodossa ufficiale e movimento dei Vecchi Credenti. Detto della mia perplessità di fronte ad un progetto di questo tipo, data la sua scarsa musicalità e fruibilità, vi segnalerei "When God Went Silent" per la sua dronica vena folk e "A House With No Windows" dove vedo ancora un barlume di speranza nel sentire musica strumentale attraverso le casse del mio stereo. Poi gran spazio ancora a rumori ("Night over Onega"), porzioni dark ambient ("Horned Shades of His Servants") ed inquietudini varie ("Ash") per un disco raccomandato solo ad una striminzita frangia di ascoltatori (che potrebbe includere anche il nostro Bob Stoner). Gli altri se ne tengano ben a distanza. (Francesco Scarci)