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lunedì 25 luglio 2022

Graveyard - Lights Out

#PER CHI AMA: Hard Rock
La consueta raffica di pallettoni zep-sab ("An Industry of Murder", "Goliath", "Seven Seven", il riff killer di "Endless Night" e, in misura solo leggermente minore, tutto il resto dell'album) dovrebbe riuscire nell'intento di impallinare a morte i vostri padiglioni coriacei. Viceversa, gli schivapallottole potrebbero rilevare maggior fascino nelle ballad mid-tempo, bluesy ("Hard Time Lovin'") e sbilenche ("20/20"), a metà tra la magniloquenza southern del suono e quello spleen sornione cali-pop jim-morrisoniano nella modulazione vocale che negli anni sessanta attirava reggiseni con la stessa magnitudo con cui il monolite di '2001 Odissea nello Spazio' attirava la conoscenza. Se avete in mente di sbarazzarvi della famiglia e rifare con la stessa gente quella stessa vacanza ad Amsterdam di venticinque anni fa che nelle conversazioni riuscite a qualificare esclusivamente con l'aggettivo "epica", ecco, questo è il disco giusto da prender su. (Alberto Calorosi)

(Nuclear Blast - 2012)
Voto: 77

https://www.facebook.com/graveyardofficial

mercoledì 1 giugno 2022

Graveyard - Hisingen Blues

#PER CHI AMA: Hard Rock
Sostenere che i Graveyard imitano i Led Zeppelin significa ostentare il medesimo grado di superficialità di chi ritiene noiosa la serie di Fibonacci dopo aver letto i primi tre numeri, o di chi chiosa che 'Fuga da Los Angeles' sarebbe uguale a '1997: Fuga da New York'. Guardando meglio troverete sparsi in giro elementi proto-doom (l'intro di "No Good, Mr. Holden"), amplificazioni lento-southern ("Uncomfortably Numb"), stratificazioni hammond-psych ("Ungrateful are the Dead", dove sennò?), fischietti epic-western morriconiani ("Longing"). Ma il punto è un altro. Il punto è che quando parte "Ain't Fit to Live Here" vi dimenticherete di Fibonacci, di Carpenter e di tutte queste sottodefinizioni ipersceme e penserete a una cosa sola. Penserete "Oh, là". Punto. (Alberto Calorosi)

(Nuclear Blast - 2011)
Voto: 78

https://www.facebook.com/graveyardofficial

lunedì 25 aprile 2022

Graveyard - Innocence & Decadence

#PER CHI AMA: Hard Rock
Portentosamente legati al peston-rock di matrice doors/zeppeliniana, coadiuvati da qualche piccola astuzia (l'utilizzo john-bonz-esco dell'hi-hat e la saturazione lo-fi del segnale vocale, efficace ma a tratti fin troppo vintage), gli svedesi Graveyard pubblicano l'album finora più stondato e distante dal nostalgic-only alla Witchcraft o alla Rival Sons, giusto per dirne due a caso. Il suono galoppa ovunque, persino nei momenti gentilmente alley-soul di "Too Much is Not Enough" - ma i Vintage Trouble ad esempio percorrono gli stessi vicoli sonori con tutt'altra disinvoltura - nello psych-oyster-cult di "Can't Walk Out" con tanto di sospiri horror cari ai primi Pink Floyd, o nel motorsurf alla Lemmy Kilmister in braghette da bagno di "From a Hole in the Wall", persino nella autodissolvente "Stay for a Song", se avete fantasia. Tra il solido e il monolitico il lavoro della sezione ritmica, irresistibilmente soniche le chitarre, calda e graffiante la voce di un Joakim Nilsson che buttava giù blåbärshot fin dai tempi dell'asilo. Ma l'emozione? (Alberto Calorosi)

(Nuclear Blast - 2015)
Voto: 70

https://www.facebook.com/graveyardofficial