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venerdì 1 maggio 2020

Fotocrime – South of Heaven

#PER CHI AMA: Dark Rock, Fields of the Nephilim, Christian Death
Parlare di un genere come il dark rock oggi è più difficile di quanto si possa immaginare. Esistono innumerevoli correnti di musica oscura che, contaminate dal metal, dall'elettronica o da generi più estremi, hanno dato forma a mille entità diverse che per certi aspetti hanno affossato il vero culto del dark rock, del death rock o del gothic rock, quello che, dagli inizi degli anni '80, si sviluppò per un decennio circa, divenendo di nicchia, creando capolavori notevoli, per poi far perdere le sue tracce e trasformarsi in gothic metal, dark metal e simili, dal suono più duro e potente. Ecco, in questo contesto, la one-man-band del vocalist nord americano R., i Fotocrime, aiutato da musicisti esterni quali Janet Morgan (Canali), Nick Thieneman (Young Widows), Erik Denno (Kerosene 454) e Rob Moran (Unbroken), riporta in vita un sound romantico e tenebroso, che rese gloriose band come Red Lorry Yellow Lorry e Sisters of Mercy. Un'ombra poetica sempre ben ancorata sul fondo delle canzoni, una chitarra distorta ben nota, che profuma di "Romeo's Distress" (gioiellio dei Christian Death) e delle indimenticabili melodie del mitico periodo targato Batcave (il music club gotico di Londra), con un tocco sofisticato e più morbido, spesso incline al versante elettro/synth pop, che si abbandona ad una forma sintetica decadente e sognante tanto vicina a certi lavori dei Clan of Xymox. L'elettronica minimale, il tocco gotico, l'estro rock e la vampiresca performance vocale, rievocano l'attitudine delle sperimentazioni viscerali apparse nel remix fatto dai Numb e dai Zero Gravity di "Panic in Detroit" dei Christian Death. Il disco è piacevolissimo, scorre liscio brano dopo brano, anche grazie alla mano sapiente del responsabile di regia, Mr. Steve Albini. Ascoltando il lavoro fatto sui ritmi e sui suoni sintetici che si accavallano tra le oscure trame di chitarra, mi tornano alla mente quelle ritmiche di plastica del capolavoro degli Eurythmics, "Sweet Dreams", immaginandolo con fantasia e visione notturna, in un'ottica più cupa, rimodernata, adattata a tecnologie e qualità di produzioni attuali. Certamente un buon mix di sonorità retrò, dedite a rinfrescare la memoria di molte persone che hanno dimenticato come nacquero, qualche decennio fa, capolavori poetici e maledetti, senza dover per forza calcare la mano sul lato violento e metal del rock. "Blue Smoke" si eleva in paradiso seguita da "Foto on Wire" e "Love is a Devil", mostrando un'ottima capacità nella creazione di canzoni memorabili. Alla fine 'South of Heaven' è un album dal suono nostalgico, dal carattere introspettivo e poetico, assai affascinante ed ispirato. Lunga vita al dark rock! (Bob Stoner)

(Profound Lore Records - 2020)
Voto: 75

https://fotocrime.bandcamp.com/album/south-of-heaven

domenica 12 agosto 2018

Fotocrime - Principle Of Pain

#PER CHI AMA: Dark/Post Punk
Gli anni '80 in tutto il loro oscuro splendore rifulgono potenti in 'Principle of Pain', album d'esordio degli americani Fotocrime. I Joy Division sono uno dei riferimenti che mi salta più alla mente, dato dalle sonorità delle chitarre quasi strozzate, mai troppo aperte e che illuminano il sentiero come una moltitudine di fiaccole su un viale notturno in pieno inverno. Anche la batteria cadenzata e regolare, riporta alla mente gruppi seminali come i The Cure e i Depeche Mode, il rullante pare un colpo di revolver e le ritmiche sono coinvolgenti e fanno venir voglia di tenere il tempo con il piede. La voce di R. infine agglomera tutto e tiene insieme le canzoni con versi decadenti, timbriche scure e toni bassi in stile vagamente Trent Reznor. La sensazione generale è di equilibrio e di pace, ma non una pace angelica e splendente, più una pace che deriva dall’accettazione di sé, dall’accettazione che il male esiste e che è parte della vita, e che il male può essere bellissimo. Uno dei pezzi che mi ha più colpito è "Confusing World", una traccia in pieno stile post punk, ove la melodia è triste seppure il ritmo del pezzo sia incalzante, fino ad arrivare ad un ritornello orecchiabile in stile Killing Joke. Notevole anche "Gods in the Dark" con la collaborazione di una voce femminile assolutamente azzeccata per il genere e per la canzone, che per l’occasione sfoggia una lauta sezione di sequencer degna dei migliori Kraftwerk. Le rose, i serpenti e i pugnali si impongono nell’immaginario dell’ascoltatore, in un ambiente gotico, notturno quasi vampiresco, dove sembra di stare in un castello medioevale ad un ricco banchetto di carne al sangue, frutta e vino rosso versato in grandi coppe dorate. Gli astanti ridono sguaiatamente e s'intrattengono in orge ed ebrezza, i demoni alati danzano liberi assieme agli spettri, ad illuminare la stanza solo le fioche candele e la luce della luna filtrata delle lunghe tende di seta che pigre si muovono con il vento. Un ambiente da favola, un’atmosfera che fa venire una grande nostalgia di quello splendido periodo di musica che erano gli eighties, del chorus sulle chitarre, degli eyeliner e dei vestiti in pelle con milioni di fibbie. (Matteo Baldi)