#PER CHI AMA: Alternative/Post Rock, Tool, Soen, Anathema |
Due amici, l'amore per la musica e un progetto per unire la loro passione bruciante. Questi sono i Defy the Ocean, nati nella città eterna incubatrice di arte qual è Londra. La band inizia a produrre nel 2010 e dopo due anni lanciano il loro primo EP che riscuote pareri positivi dalle testate nazionali e non. Nel 2016 escono con questo secondo EP autoprodotto che a noi è arrivato in una bustina cartonata grezza al tatto con una una bella grafica. Questa rappresenta un teschio composto da fiori e foglie di sambuco (Elderflower appunto). I Defy the Ocean si definiscono alternative/post rock, a cui aggiungerei anche influenze prog che sfociano in un piacevole mix che deve molto ad Anathema, Karnivool e in parte a Tool e Soen. I due musicisti (chitarra/voce e batteria/voce) sono artefici di suadenti melodie finemente composte ed eseguite, con pregevoli arricchimenti che se ad un primo ascolto sembrano avere un ruolo secondario, ci si accorge poi che sono la struttura portante delle loro composizioni. Ne sono l'esempio brani come "Rest" e "Veil", due ballate lente, dove le voci navigano appaiate ai riff di chitarra che sono preponderantemente pulite o leggermente sporche in distorsione. Uno spleen in chiave moderna che con qualche lieve progressione ci conducono nel mondo dei Defy the Ocean, un paesaggio dove un timido sole lancia strisce di luce attraverso un giardino urbano. "Brine" si arricchisce di un pianoforte che nel mondo del rock dona sempre un look elegante e ricercato, ma che qui è necessario per lasciar respirare gli arpeggi di chitarra elettrica che dovranno sostenere tutto il brano. La ritmica lenta diventa una sorta di mantra che nella sua ostentata ripetizione, ipnotizza l'ascoltatore e nonostante la sezione strumentale esegua il tutto in modo impeccabile, il rischio di essere colti da un attacco di sonnolenza è alto, soprattutto se si prediligono generi più spinti. Per fortuna, in "Vessel" l'approccio cambia, le ritmiche sono leggermente più sostenute e, insieme ad intrecci di chitarra acustica e linee vocali, lo spessore del brano aumenta, con corrispondente soddisfazione di chi sta dall'altra parte delle casse audio o cuffie. Piacevoli le parti con velate influenze mediorientali dovute all'introduzione di un/a chitravina (strumento a corde che ricorda lontanamente il sitar) e l'aumento di enfasi dato dalle distorsioni. 'Elderflower' chiude con "Bones", sette minuti abbondanti che rimangono fedeli allo stile dei Defy the Ocean, i quali approfittano di un lungo stacco ambient a metà, per riprendere il tema iniziale del brano. La band inglese è sicuramente in grado di produrre buona musica che ammaglia l'ascoltatore grazie ad un attento studio dei suoni e degli arrangiamenti, quindi consigliato se cercate un cd da ascoltare in totale relax seduti sulla vostra poltrona preferita o durante un viaggio verso le terre del nord, senza fretta, come piace alla band. (Michele Montanari)
(Self - 2016)
Voto: 75
http://music.defytheocean.com/album/elderflower
Voto: 75
http://music.defytheocean.com/album/elderflower