#PER CHI AMA: Post Black/Rock Progressive, Fen, Riverside, Alcest |
Ancora una volta mi duole constatare che è uscito un album assai notevole e nessuno in Italia se n'è accorto. Che diavolo serve allora avere decine di siti che si occupano sempre e solo dei soliti nomi? Fortunatamente, il talent scouting è di casa nel Pozzo dei Dannati ed ecco spuntare dal cilindro gli inglesi Asira, quintetto proveniente da Reading, con quello che credo essere il loro debut, 'Efference'. E che debutto signori: il disco è fantastico sin a partire dall'orchestrale intro "Sanguine". Poi, ecco esplodere il post-black dei nostri con "Crucible of Light", una song tanto furente nel suo incipit, quanto elegante nel suo prosieguo che strizza l'occhiolino ai connazionali Fen (ma anche agli statunitensi Deafheaven), ma che palesa anche partiture sognanti in stile Alcest, con tanto di cori shoegaze, ed infine un mescolamento di vocals che vanno dallo screaming efferato al pulito. La musica nel frattempo si diletta tra accelerazioni furenti sorrette da efferati blast beat e divagazioni post rock, guidate da splendide melodie che per certi versi mi hanno evocato anche gli *Shels. Già estasiato per la proposta, mi rilasso ancor di più aprendo ulteriormente la mia mente al quintetto albionico: arriva la title track, con i suoi delicati arpeggi e il tremolio delle chitarre in uno scorrere languido e sognante che ammanta gli oltre otto minuti della song. Il brano ha modo di regalare uno splendido assolo che con la musica estrema ha ben poco da spartire, sembrando piuttosto un tributo ai Pink Floyd. La durata delle canzoni è abbastanza elevato, cosi pure "This Hollow Affliction" ha da offrire oltre dieci minuti di emozioni, ma alla fine si è cosi immersi nel suono caldo ed avvolgente della compagine inglese, che neppure me ne accorgo. Il brano mostra una prima metà dal piglio decisamente ambient, per poi pigiare un po' più sulla tavoletta del gas con una ritmica dal taglio black. Pochi attimi perché saranno ancora le celestiali melodie ad avere la precedenza, sebbene la musica si muova poi su ripetuti cambi di tempo e mood. Quel che mi preme sottolineare è il ruolo svolto dalle chitarre, eccellenti sia a livello ritmico, ancor di più nella veste acustica e solistica, di matrice tipicamente rock. L'intensità emotiva cresce a dismisura sul finale del pezzo, con una miscela di cori angelici e arcigne vocals. Ottimo il lavoro al basso di Chris Kendell in "Phosphorous", traccia corrosiva nei primi frangenti, poi ammiccante gli Opeth del loro periodo centrale, nei successivi minuti e ancora in preda a deliri black in un'evoluzione continuativa del brano. Ancora momenti di dolcezza, che forse faranno arricciare il naso ai fan più estremi, giungono con la calma "Whispers of the Moon", quasi una semi-ballad, fantastica peraltro nel suo atto conclusivo, in cui ho visto dei punti di contatto questa volta con i polacchi Riverside. Gli Asira non avranno inventato nulla di nuovo, son d'accordo, ma come amalgamano tutte le loro influenze ha dell'incredibile e merita solo per questo l'acquisto del coloratissimo digipack. Gli ultimi dieci minuti del disco sono affidati a "The Mortal Tide", song in cui il sound progressive della compagine britannica si miscela con il black metal, in un ultimo atto che sancisce l'elevata caratura tecnico-compositiva di una band di cui sentiremo parecchio parlare in futuro. (Francesco Scarci)
(Self - 2017)
Voto: 80
https://asira.bandcamp.com/
Voto: 80
https://asira.bandcamp.com/