#PER CHI AMA: Punk-rock, Post-hardcore, Noise |
Una cosa colpisce immediatamente, nella formazione di questo quartetto di Winnipeg, Manitoba (Canada), ed è che accanto al classico trio chitarra-basso-batteria trovi posto un mandolino elettrico, e per quanto mi ricordi, questo è il primo caso in cui tale strumento viene usato in pianta stabile in un gruppo punk rock. Già perché questo sono, in definitiva, i Potatoes, un gruppo amante del punk rock, spesso e volentieri virato sul versante più noise, ma decisamente non maistream. 'Cut' è il loro secondo EP, e mette in fila ben 11 brani veloci (di cui solo due superano i tre minuti) e potenti, registrati in modo diretto e senza fronzoli, anzi lasciando deliberatamente uno strato bello spesso di “sporcizia” tanto sulla voce quanto sulle tracce strumentali. È probabilmente un lavoro di transizione questo, in attesa di una più decisa scelta di campo tra i classici pezzi post-hardcore, e un approccio più debitore al noise anni '90 (leggi Touch & Go). Alla prima schiera appartengono l’opener "L.X.", lanciata a rotta di collo nei suoi deliri r’n’r, l’ultra classica "Devil Manatee", la detroitiana "Love (and What’s Her Face)". Alla seconda invece la tormentata e sofferente "Epiphany", "Surface Mounter" e "Penis, Teeth, Knuckles and Toes", che forse risulta il brano con maggiore personalità dell’intero lavoro. Personalmente, li preferisco nella seconda versione, quella che riesce a convogliare la furia hardcore nelle spire di disperazione dei Jesus Lizard, ma è solo un’opinione personale, e non è detto che i quattro debbano per forza di cose scegliere e che non decidano di portare avanti con fierezza la loro proposta ad alto contenuto di decibel. Disco molto energico e rumoroso, perfetto per chi ama i suoni sporchi e senza compromessi. Vale l’ascolto. (Mauro Catena)
(Self - 2014)
Voto: 65