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domenica 5 febbraio 2017

Coma Cluster Void – Mind Cemeteries

#PER CHI AMA: Techno Death/Mathcore, Ion Dissonance, Gorguts
Non si può certo negare a questo album la meritata conquista del titolo di essere stato considerato da più fonti, una delle migliori uscite del 2016 in ambito death metal tecnico, super tecnico oserei dire. La band comprende musicisti di più nazionalità (USA, Canada, Germania) con esperienze importanti (Cryptopsy, Dimensionless, Thoren, Xelmya), senza dimenticare la presenza del compositore a tutto campo (vedi le sue ottime composizioni per viola, violoncello e oltre...) John Strieder (già collaboratore con i mitici War From a Harlots Mouth) alla chitarra e Sylvia Hinz, al basso, altro eclettico artista animato da spirito di ricerca in tutte le direzioni. Il punto fermo per affrontare al meglio questo album è capire che il death metal visto da questa angolatura è da considerare soprattutto una condizione cerebrale e tutto il processo che avviene nella creazione dei brani nasconde un'infinità di strutture sonore che s'incontrano e scontrano, processi mentali contorti elaborati e rielaborati sotto forma sonica stratificata e dissonante, violenta e astratta, come se venisse da un abisso creatosi all'interno dei nostri più profondi sentimenti. Stilisticamente parlando potremmo mettere 'Mind Cemeteries' in un limbo sospeso tra l'attraente brutalità d'avanguardia degli ultimi Napalm Death, il super tecnicismo dei Beyond Creation, il death metal artistico dei Gorguts e l'immaginario oscuro e futurista degli Ion Dissonance, anche se rimane sempre difficile rinchiudere i Coma Cluster Void in una singola cerchia di derivazione musicale, visto l'alto potenziale di originalità che questo primo full length esprime. Oscurità, oppressione, schizofrenia e nevrosi sono di casa nel visionario mondo di questa band assai speciale, che non vive assolutamente di banale e devastante velocità ma trasforma in musica reali sentimenti ed emozioni umane esplorando, come racconta il titolo dell'album, storie ed incubi di un cimitero mentale diffuso e radicato. Produzione egregia, ottima esecuzione con tutto collocato al posto giusto e con le dissonanze della chitarra che spiccano per splendore e perversa fantasia in undici brani caotici e catartici, avvolgenti come un nero mantello. In ogni traccia si apprezza tutto e c'è da sbizzarrirsi nell'inseguire i vari strumenti attraverso le variazioni e le acrobazie sdoganate e senza limiti. La traccia che riflette l'umore dell'intero disco è da identificarsi in "Iron Empress", una vera e propria delizia metallica, stralunata ed imprevedibile, seguita dalla pirotecnica "Drowning Into Sorrow" e dalla sinistra "The Hollow Haze". Belli, atipici e anche particolari, considerati l'intermezzo "Interlude: I See Through Your Pain" e la chiusura di "Epilogue: As I Walk Amongst the Sick" con una voce femminile di sicuro effetto destabilizzante. Debutto notevole e immancabile album nelle librerie degli amanti del genere. Da avere ed amare a tutti i costi, un lavoro superlativo. (Bob Stoner)