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martedì 4 febbraio 2014

Chaos E.T. Sexual – Ovna

#PER CHI AMA: Post-rock strumentale, Trip hop, Doom
Devo dire che sono affezionato a questi tre parigini, essendo stato il loro album d’esordio, 'Ov', il primo che ho recensito per il Pozzo, un anno fa più o meno esatto. E ora mi avvicino alla loro opera seconda con curiosità e fiducia, che non vengono affatto deluse. Rimangono totalmente fedeli all’originalità della loro proposta, i Chaos E.T. Sexual, ovvero continuare a riproporre ritmiche di stampo hip hop su cui si innestano i riff pesanti della due chitarre, una impegnata nelle linee basse e quasi doom, l’altra libera di inerpicarsi su altezze spesso vertiginose. L’esperienza acquisita sui palchi di mezza Europa ne ha però accelerato la maturazione e sgrezzato il suono, tanto che questa nuova fatica risulta al contempo più raffinata e più potente, più consapevole della direzione da intraprendere. Tutto questo è già evidente nella traccia di apertura – uno dei vertici dell’intero lavoro, “Holy Liars”, che srotola un tappeto di riff assassini su un groove lento, poi doppiato da percussioni tribali e spezzato ad un certo punto da armonie vocali che sembrano giungere dalla California di Crosby Stills & Nash. L’album procede poi su livelli sempre elevati, caratterizzati da una maggior ricchezza di toni e sfumature rispetto all’esordio, soprattutto per via della scelta, azzeccata, di ricorrere anche a percussioni analogiche, e ad una maggiore maturità nell’uso delle chitarre, ora reminiscenti della lezione di Thurstone Moore (come in “Geshar”), ora più ancorate agli stilemi hard doom, o addirittura impegnate in sorprendenti jingle-jangle di sapore orientaleggiante (“Salaam Bombay!”). È evidente anche lo sforzo narrativo di costruire brani più complessi, che si evolvano e, in qualche misura, raccontino una storia anche senza bisogno di parole. Ho lasciato alla fine quella che, in effetti, è la novità più grossa, ovvero il fatto che nel potente brano che da il titolo all’album, i tre si cimentino anche come cantanti, con risultati molto interessanti, soprattutto in ottica futura. In definitiva un disco sorprendente, da consigliare tanto ai metallari più irredenti quanto a chi è avvezzo a sonorità noise e perfino ai fan di Tricky o dei Massive Attack. (Mauro Catena)

martedì 5 febbraio 2013

Chaos E.T. Sexual - Ov

#PER CHI AMA: Drone, Dub, Industrial, Noise
Le intenzioni di questo trio parigino sono evidenti fin dalla strumentazione non esattamente ortodossa: due chitarre, drum machine ed effetti vari per un progetto ambizioso che intende innestare sonorità pesanti su una ritmica di matrice hip-hop per un risultato che, secondo i titolari, vorrebbe avvicinarsi a Godflesh e Neurosis. Il rischio del guazzabuglio sembra essere sempre in agguato, ma i tre francesi riescono a mantenersi in questo loro esordio (uscito fisicamente ad agosto 2012, anche se reperibile in formato digitale già dal febbraio 2012) bene eretti sul filo di un difficile equilibrio grazie a buone dosi di inventiva, classe innata e invidiabile senso della misura. I tre sembrano preferire le progressioni lente alle esplosioni improvvise, prediligendo una circolarità ipnotica che gioca sull’accumulo e la stratificazione delle due chitarre (una dedita a riff lenti, bassi e melmosi in puro stile doom, l’altra più libera di vagare a briglia sciolta), arrivando ad esprimere una notevole potenza, senza mai eccedere in pesantezza e ossessività, che si dispiega con sorprendente fruibilità in lunghe composizioni dall’effetto quasi trance, come la monolitica e ossessiva “Novaya Zemlya”. Il pezzo di apertura, “Kolmogorov Falls”, funge in questo senso da manifesto programmatico, aprendosi con una coltre di feedback e distorsioni dalle quali emergono scansioni ritmiche quasi dub, fino a trasformarsi in breve in una sorta di trip-hop saturo e metallico. Spazi larghi e dilatati che si alternano a episodi più movimentati, “Sed Non Satiata”, o ad atmosfere plumbee come nella magistrale “Brain-Stat-In-A-Box” dove, su un beat scuro e bristoliano, si staglia una guerra di chitarre che lottano in direzioni diverse: da una parte un gorgo vischioso che intrappola e rallenta i movimenti, dall’altra un lancinante tentativo di fuga verso l’alto. La conclusiva “Lyapunov” riprende i temi del pezzo di apertura, saldandosi ad esso in un senso di circolarità compiuta. Lavoro molto interessante che dovrebbe vedere a breve il suo successore, stando a quanto si apprende dalla pagina facebook dei Chaos E.T. Sexual (il nome del gruppo è formato dai – presumo – soprannomi dei tre membri), nel quale saremo curiosi di verificare eventuali evoluzioni di un suono che può incontrare qualche rischio di staticità, ma che può potenzialmente aprirsi a qualsiasi soluzione. (Mauro Catena)