#PER CHI AMA: Death/Djent/Math, Meshuggah |
Se sulla copertina del disco, anziché campeggiare la scritta “Defrakt” ci fosse stato “Meshuggah”, ve lo giuro, avrei pensato: wow, Thomas Haake e soci hanno fatto un nuovo disco e non ne sapevo niente (e sarebbe stato abbastanza impossibile). E in effetti, credo che questa sarà la recensione più corta che io abbia mai scritto: i Defrakt sono i Meshuggah. Punto. Hanno i loro suoni, la loro voce, la loro capacità di destrutturare i riff in poliritmi; suonano con la stessa spaventosa tecnica, con le stesse bassissime distorsioni digitali, con la stessa voce brutale e potente, con gli stessi giochi ritmici tra chitarre e batteria. Questo disco è in effetti un tributo all’intera discografia dei Meshuggah: ci sono brani più veloci che sembrano usciti da 'Destroy Erase Improve' ("Smite"), brani che sono lente cavalcate all’inferno ("Normative" e "Become"), altri che potrebbero essere stati b-side dell'ultimo 'Koloss' (“Things”). L’unica nota appena negativa? I suoni della batteria, in particolare del rullante, sono ancora troppo artificiali e andavano, forse, lavorati appena di più. In breve: siete stufi di ascoltare a ripetizione 'Obzen', 'Catch 33' o 'Chaosphere' in attesa di un nuovo lavoro? Mettete i tedeschi Defrakt a tutto volume e sarete felicissimi: sono bravi, potenti, ispirati – non potrete non muovere la testa a tempo. Cercate invece originalità, innovazione, personalità? Questo disco non fa per voi. (Stefano Torregrossa)
(Self - 2015)
Voto: 65