#PER CHI AMA: Swedish Viking Death, Amon Amarth, Arch Enemy, In Flames |
Non sono mai stato un amante delle band teutoniche che cantano in lingua madre, perché ho sempre pensato che il tedesco non si prestasse proprio benissimo all’essere cantato. Oggi però ho fra le mani questo prodotto proveniente dalla terra di birra e crauti e sinceramente che sia cantato in inglese, tedesco o giapponese, poco importa. Il quintetto degli Akrea sfodera una prova più che dignitosa, con sonorità che, per quanto non sappiano dove stia di casa l’originalità, riescono comunque a risultare gradevoli e trascinanti. Dopo “Aufbruch”, intro di 2 minuti, i nostri attaccano subito con una certa irruenza, caratterizzata da un sound dalla produzione cristallina, che risulta palesemente influenzato da act nordici, quali Amon Amarth e Arch Enemy in testa. Ripeto, niente di trascendentale, ma le songs si lasciano tutte ascoltare piacevolmente: le chitarre potenti e melodiche, ora un po’ vichinghe (nella tipica vena Amon Amarth), ora rockeggianti, talvolta in linea con lo swedish death dei maestri di sempre, ordiscono interessanti trame death/black, che vanno a sorreggere le demoniache growling vocals di Sebastian Panzer. Il quintetto bavarese, sebbene la giovane età, ha appreso alla grande la lezione impartita dalle bands scandinave e, combinando intelligenza compositiva con brutali melodie, è riuscita a sorprendermi con questo “Lebenslinie” (Lifeline), cd che incontra decisamente il mio favore, per quella sua buona capacità di miscelare il metal pagano (in minima parte) con sprazzi di brutalità death e sinistre melodie black metal. Delle liriche non ci ho capito granché, ma dopo tutto che ci frega, se la musica è buona, si può parlare di wurstel, divinità pagane o politica, ciò che conta alla fine è sempre la musica... (Francesco Scarci)
(Drakkar Records)
Voto: 70
Voto: 70