#PER CHI AMA: Heavy/Gothic/Grunge, Paradise Lost, Altered Bridge |
C'è fermento in Italia e la scena si arricchisce di nuovi protagonisti. Sto parlando degli The Hangover, formazione trevigiana, che propone un sound accattivante che strizza l'occhiolino ai grandi classici del passato, in un ambito che definirei genericamente heavy rock. Consueta intro apripista e poi ad attizzare il fuoco ci pensano i riffoni in apertura di “Burning Out of Fire”: belle linee melodiche, Andrea Tsompanakis alla voce che sbraita come un pazzo, affiancato dalle vocals più contenute di Pierfederico Duprè. Mi vorrei soffermare però sul chorus di questo brano, che trae ispirazione dal movimento grunge di primi anni '90 e sull'assolo pirotecnico che chiude la song. Questo delinea vagamente la proposta dei nostri, la cui matrice musicale racchiude appunto di tutto un po'. “Hangover” apparentemente offre uno spaccato di sonorità tipicamente heavy; ovviamente è vietato soffermarsi alle apparenze, perchè nei due minuti e mezzo a disposizione, l'impressione è quello di trovarmi ad ascoltare un pezzo degli Stone Temple Pilots suonato dai Paradise Lost di 'Draconian Times', si avete capito bene. Potrete pertanto immaginare la mia faccia stralunata di fronte a questi suoni, e siamo solo all'inizio. L'arpeggio iniziale di “Nice Dynamite” e il successivo riffing mi riportano ancora alla mente gli alfieri del gothic doom d'oltremanica, vuoi anche per le vocals un po' sofferenti, ma soprattutto per l'aura misteriosa che avvolge la song. Certo che Nick Holmes e compagni sono lontani anni luce dal quartetto veneto, però devo ammettere che i nostri con la loro proposta heavy/grunge/gothic dimostrano di avere una certa personalità e non temere i giudizi che gli possono piovere addosso. Ci sono tante cose da sistemare qua e là, ma i ragazzi hanno fegato e chi osa, si sa, viene premiato. Con la ballad “Gr. Hoffmann”, ecco comparire il fantasma dei Metallica di “The Unforgiven”, giusto a testimoniare il tuffo nel passato che i quattro giovani hanno voluto fare con “After Nightmares”. I toni si fanno più oscuri con “Murder Memories” dove addirittura compare un urletto in apertura mentre le ritmiche thrasheggianti, richiamano i veronesi Aneurysm. Ancora un atmosfera cupa ma fascinosa ad avvolgere l'epilogo della title track, che nella sua parte centrale palesa ritmiche un po' fuori dagli schemi, di tooliana memoria e conferma la bontà del lavoro; questa si rivelerà la mia song preferita. C'è qualcosa che continuo a far fatica a digerire degli Hangover e credo che sia la performance vocale del primo cantante, a tratti fastidiosa, soprattutto nelle tonalità alte; meglio concentrarsi su livelli più bassi. “Lost Hopes” è la seconda ballad del disco: che diavolo, mi sembra di sentire i Dire Straits. Ho capito, non ne verrò a capo di questa release, soprattutto perchè anche “The Prey” mi porta fuori pista. Si tratta di una semi-ballad dal finale esplosivo e in un qualche modo contaminato dai System of a Down. A chiudere i battenti di questa release ci pensano le tenui atmosfere di “The Fall”. Tanta carne al fuoco, una miriade di contaminazioni per un album che merita il vostro ascolto, rischiereste di trovarlo molto interessante. (Francesco Scarci)
(Self – 2013)
Voto: 70
https://www.facebook.com/thebandhangover
Voto: 70
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