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sabato 4 febbraio 2012

Starchitect - No

#PER CHI AMA: Post Metal, Sludge
Dall'Ucraina con furore direi, visto che gli Starchitect vengono da questo silente paese che pian piano sta emergendo, almeno musicalmente nell'ultimo periodo. Merito della Slow Burn Records che permette a molti gruppi di uscire dall'universo underground. Questo "No" è un' album a tutto Post direi, infatti i nostri affrontano il post-rock e il post-metal con grande naturalezza e una buona dose di freschezza artistica. Infatti oggi come oggi, fare il verso ai pilastri del genere ci vuole poco, ma trovare riff alternativi (qua aiuta la contaminazione prog) e cercare nuove sonorità, è indice del fatto che c'è impegno e voglia di fare un prodotto valido. L'atmosfera dell' album è come al solito sofferente e cupa, come in "Light" che entra con un riff di chitarra quasi leggero e poi il tutto si apre in una buona esplosione strumentale. La voce, growl e scream, imperversa in tutti i pezzi ed è questa peculiarità che appesantisce tutto l'album. "Yeah" a mio avviso è un piccolo capolavoro, il pezzo con la struttura più varia e dai riff meno cupi, che lascia intravedere un riscatto e un ritorno alla luce per questo album dal taglio classico per il genere. Nota interessante il fatto che il batterista sia anche il vocalist, aumentando la difficoltà in sede live ma che dai vari video sparsi nel web, sembra comunque portare avanti con buoni risultati. Posso dire che questo "No" è un ottimo debutto (senza tralasciare il precedente split con i Fading Waves) e se gli Starchitect sapranno disegnarsi un buon percorso, avremo delle belle sorprese per il futuro. (Michele Montanari)

(Slow Burn Records)
Voto: 75
 

giovedì 30 dicembre 2010

Fading Waves & Starchitect - Fading Waves/Starchitect


Leggeri tocchi di pianoforte aprono questo lavoro, esordio discografico per la neonata Slow Burn Records, sub-label dedita al post metal/hardcore della sempre più potente e prolifica Solitude Productions, e quale esordio mi viene da dire. Si tratta dello split cd di due band, Fading Waves (in realtà one man band) e Starchitect; ma iniziamo dalla prima. Accennavo all’intro “Rush Hour” affidata al pianoforte, che lascia ben presto lo spazio alla bellissima “Megapolis Depression”, song strumentale tipicamente post metal, contraddistinta da un esplosivo e travolgente ritmo. L’esplosività iniziale sfuma nelle atmosfere compassate di “Lights on Water”, dove finalmente fanno capolino (nel senso che si fa un po’ fatica a sentirle) le vocals di Alexey Morgunov, guest star in questo lavoro: vocalizzi gutturali, mai troppo cattivi si stagliano su un tappeto post rock moderno e sludge. Si ragazzi, echi di Isis e Cult of Luna riverberano nelle note di questi brillanti Fading Waves, vera e propria rivelazione per il sottoscritto. Spinto da curiosità mi avvio ad ascoltare anche le successive canzoni per verificare se ci troviamo di fronte ad un fuoco di paglia o realmente la band di Rostov sul Don ha realmente enormi potenzialità da sfruttare. Un breve intermezzo e poi i sette minuti abbondanti di “No Way Home” a confermarmi che quello che ho fra le mani è un piccolo gioiellino di rara bellezza e che Mr. Fading Waves è dotato di una forte personalità con idee originali; non potete immaginare il mio stupore nel godermi questo strabiliante quanto mai inatteso debutto. Ancora una song, “Flows” e l’outro “Waiting for End” a confermarmi che dall’Est Europa soffia un forte vento di innovazione e originalità e che in futuro ne sentiremo davvero delle belle. Ancora rapito dalle soavi melodie dei Fading Waves, esplode nelle mie orecchie il fragore del sound ruvido e corrosivo degli ucraini Starchitect, band dedita a sonorità più tipicamente hardcore che ha il difetto di riportarmi immediatamente sulla terra dopo essermi immerso in cotanta bellezza. Tuttavia il duo si sforza nel mettere insieme qualcosa di interessante, basti ascoltare l’inizio quasi blueseggiante di “No It”, e l’estenuante ricerca di proporre atmosfere post metal, ma siamo ancora lontani anni luce dai primi, anche perché quando le vocals irrompono, col loro fare vetriolico, il risultato è che la song si rovini. Stacchetto con “Home” poi i nostri ci riprovano con “Triumph (The Right Way)” dove c’è una bella quanto arrogante voce femminile ad aprire, salvo poi rovinare il tutto con quelle strazianti vocals. Chiude l’ipnotica “Things, Happenings, People, Sadness” sempre contraddistinta da questi fastidiosi vocalizzi: pazienza, vorrà dire che la media del voto finale sarà a discapito dei Fading Waves, che avrebbero meritato molto di più; agli Starchitect un unico consiglio: smetterla di cantare in quel modo cosi sgraziato! Disco da avere comunque. (Francesco Scarci)


(Slow Burn Records)
Voto: 75 (85 Fading Waves, 65 Starchitect)