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sabato 25 settembre 2010

S:T Erik - From Under the Tarn


Quale goduria nel mettere questo cd nel mio lettore: era da tanto tempo che non ascoltavo questo genere di sonorità doom/stoner/psichedeliche tutte ben miscelate tra loro e in grado di produrmi dei magnifici trip mentali, come se avessi fatto un abbondante uso di LSD. Il quintetto svedese, capitanato dalle disperate vocals di Erik Nordstrom riesce in tutto questo e lo si capisce già dalla iniziale “Goddess” dove in sette minuti, i nostri palesano tutto il loro talento. Chitarroni dal chiaro stampo stoner, si alternano a momenti di delicata e lisergica psichedelia, con la sofferente voce di Erik a parlare di solitudine e disperazione. L’inizio della seconda lunghissima traccia (più di undici minuti) sembra presa in prestito dagli ultimi ISIS: 3 minuti e passa di atmosfere soffuse, dense e avvolgenti, dopo di che sale in cattedra ancora una volta il talentuoso vocalist e ci conduce tra i fumi solforosi dell’inferno, facendoci capire con le sue parole che stiamo buttando via le nostre vite. Le ambientazioni angoscianti che si percepiscono sono davvero da brividi: i sintetizzatori giocano un ruolo di prim’ordine nell’economia globale di questa release, creando atmosfere apocalittiche a tratti e spaziali in altri frangenti. Assai affascinante il risultato, soprattutto se siete nella classica cameretta a luci spente, il tutto vi sembrerà più seducente. Nella terza, altrettanto lunga, song, si mette da parte il doom angosciante e si torna a parlare di space stone rock, con i granitici riffs del duo Tomas Eriksson e Magnus Wikmark a proporre il loro ultra conservativo drone fino a quando a metà della song sopraggiunge il silenzio, forse la fine del mondo: c’è freddo, l’atmosfera si fa sempre più rarefatta, la paura ci assale per poi esplodere nella parte conclusiva della traccia… spettacolare! È come trovarsi in un brutto sogno quando quanto di più oscuro e inquietante sta per assalirci, ma il dramma, la paura che sorge è che non sai esattamente cosa sia quella entità misteriosa che sta per farti a pezzi. La musica dei S:T Erik ha lo stesso medesimo effetto: è oscura, inesplicabile, terrorizzante ma il risultato è estremamente affascinante. Un ipnotico basso apre “Black Wall” e via pronti a ripartire per un altro viaggio spaziale a bordo dell’astronave svedese. La conclusiva “Swan Song” nei suoi tredici minuti ci tramortisce definitivamente con i suo riff pachidermici, le atmosfere ultra mega dilatate, asfissianti, che ammorbano irreparabilmente le nostre menti… Non ho fatto alcun uso di droghe ve lo giuro, ma risollevarmi dal mio sofà dopo l’ascolto di questo cd, è davvero impresa assai ardua. Ottima musica (non per tutti però), ottimi musicisti e un’ottima produzione (sporca il giusto), confermano l’oculatezza da parte dell’etichetta russa Solitude Production, nello scegliere le band da mettere nel proprio rooster. Complimenti avanti cosi! (Francesco Scarci) 

(Solitude Prod.)
voto: 80