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mercoledì 10 dicembre 2025

Nimbifer – Vom Gipfel

#PER CHI AMA: Raw Black
L'ultimo assalto sonoro dei tedeschi Nimbifer, l'EP 'Vom Gipfel', è una nuova incursione in quel black metal crudo e ferale, che li ha resi uno dei nomi caldi della scena underground dopo l'ottimo 'Der Böse Geist' dello scorso anno. Un nuovo trittico di tracce a incarnare il nucleo più gelido e battagliero del black teutonico, che potrebbe riecheggiare nella potenza grezza e nello spirito nichilista dei primi Darkthrone, con una vena epica che non disdegna neppure l'influenza di certe atmosfere dei Bathory più ancestrali. La produzione sembra volutamente lo-fi, funzionale e in linea col genere, un muro sonoro dove il tremolo picking delle asce, affilate come lame di ghiaccio, si fonde in un impasto sonoro che lascia poco spazio a pulizia e modernismi, mentre il basso si muove in sottofondo come un'ombra minacciosa e la batteria, martellante e primordiale, suona secca e distorta. Il cantato di Windkelch è poi un urlaccio disperato, che squarcia il magma sonoro con urgenza quasi ritualistica. "Der Berg" spicca per la sua marcia inesorabile e le sue algide melodie ossessive, un'esemplificazione perfetta della loro miscela tra furia ed epicità, mentre il lancinante cantato del frontman, fa sgorgare sgraziatamente dalla propria gola tutto il proprio dissapore. Subito dopo, "Das Ende" s'introduce più compassata, ma non temete perché il ritmo sfocerà ben presto in un blast beat corrosivo con una qualche venatura folk in sottofondo a evocarmi un che dei Windir, soprattutto nella parte conclusiva. La chiusura "–Rückkehr–" è ahimè un inutile brano ambient che nei suoi quattro minuti scombina tutto quanto ascoltato sin qui. In conclusione, 'Vom Gipfel' è un lavoro di raw black metal, essenziale, onesto e brutale, caldamente consigliato a chiunque sia devoto al suono dei primi anni '90, ma soprattutto a chi non cerca produzioni patinate o elementi progressivi. (Francesco Scarci)

(Vendetta Records - 2025)
Voto: 66

sabato 27 agosto 2016

Blerthrung - Blindvei

#PER CHI AMA: Raw Black Metal
Blerthrung è un duo black metal proveniente dalla ridente e solare Melbourne. Da diverso tempo non mi arrivava una elegante busta in plastica con un CD-R e un foglio di carta stampato in bianco e nero. Questo genere di cose solitamente viene visto come una scortesia ma in alcuni casi, come quello della musica che non ha interesse né verso il mezzo né verso gli altri, è benevolmente accettato (tra l'altro, visitando la loro pagina di facebook è annunciata la stampa di musicasette a cura della etichetta francese Wulfrune Worxxx). L'ascolto di questo debutto lascia un attimo disorientati al primo impatto, non riuscendo a capire la strada che voglia percorrere il gruppo a causa di troppi stili e direzioni diverse intraprese. "The Ground" ci accoglie con un accettabile, mesto e basilare depressive black, "The Black Plague" e "Their Virus" non sono classicamente veloci, e men che meno oscure e malefiche, anche se cercano di strizzare l'occhio al lo-fi scandinavo ricordandomi i primi demo degli Abruptum. Gli intermezzi e "Cracks In The Stone" approcciano arie melodiche e gothiche, con un cambio di sonorità poco piacevole. Le uniche tracce che mi ricordano piacevolmente, dal punto di vista concettuale, il black metal vecchia scuola sono le ultime "What We Have Grown" e "Ancient Wisdom", in cui finalmente si sente velocità, tiro e un po' di tenebra australe. La volutamente scarsa qualità sonora, l'estetica disperata, naturalistica e oscura non bastano a giustificare il genere e la sua esecuzione. A mio parere il gruppo australiano non ha sbagliato qualcosa nel ricettario del "voler essere black metal", ha semplicemente composto musica ancora acerba e senz'alcun impatto. (Kent)

martedì 29 settembre 2015

Manitu - Raw

#PER CHI AMA: Grunge/Hard Rock
Dal cuore della Svizzera, i Manitu sfornano il loro, se non erro, terzo album, con un titolo che è un manifesto programmatico. 'Raw', ovvero grezzo, selvaggio, poco incline alla morbidezza. Dieci brani per circa 40 minuti di rock duro, dal respiro decisamente internazionale. Quello che spicca prima di ogni altra cosa è la voce e la personalità di Manna Lia, una ragazza che ci sa fare e sa come catturare l’attenzione e tenerla desta lungo tutta la durata del disco. In realtà la cantante non è esattamente alle prime armi, avendo alle spalle diverse esperienze anche oltreoceano. La sua innegabile energia, unita ud un timbro che ricorda ora Alanis Morrisette, ora una sorta di versione femminile di Eddie Vedder, sembra contagiare i suoi compagni di avventura (David Grillon alle chitarre, Lionel Ebi al basso, Fabio Duro alla batteria) che risultano convincenti nel loro declinare un rock fortemente influenzato dagli anni '90, a metà strada tra il nu-metal, il grunge piú metallico di Soundgarden e Alice in Chains, e il rock da stadio di Foo Fighters o Skunk Anansie (paragone plausibile non solo per il fatto di avere una cantante donna). I Manitu piacciono quando spingono sul pedale dell’acceleratore, come nella trascinante opening track “What you Realize”, o in “Blind” dove fa capolino anche un’interessante vena protopunk alla Stooges, e si dimostrano capaci anche di inaspettate aperture melodiche di grande respiro e potenziale come nel chorus di “The Edge”. Ma i momenti in cui si fanno preferire, quelli in cui riescono a sfoderare una personalità piú definita, sono quelli in cui i ritmi rallentano e la componente emotiva reclama piú spazio: “24/7”, “Another Lie” o i saliscendi della conclusiva “Mary”. Nulla di nuovo sotto il sole quindi, tuttavia 'Raw' è un lavoro sincero e appassionato, che potrà sicuramente guadagnare ulteriori punti nella sua riproposizione live. (Mauro Catena)

(Self - 2015)
Voto: 70