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sabato 2 dicembre 2017

Mallory - Sonora R.F. Part II

#PER CHI AMA: Rock, The Doors
Si prosegue con l'analisi della discografia dei Mallory: dopo aver recensito '2' e 'Sonora R.F. Part I', non potevo farmi mancare anche l'ultima fatica della band francese, 'Sonora R.F. Part II'. Come già detto, il quartetto parigino ha un'innata capacità di fondere blues, grunge e atmosfere eteree che rapiscono l'ascoltatore e lo fanno accomodare su una vecchia poltrona di pelle, ormai distrutta dal tempo, ma che conosci in ogni sua imperfezione. L'album contiene dieci brani in un digipack con la stessa grafica del 'Part I', ma a colori invertiti. All'interno sono riportati i testi, sia in inglese che in francese, come i Mallory ci hanno già abituato in passato. "Riot" è il brano che ha la responsabilità di aprire il nuovo album e lo fa con tanta energia, con il tutto che ricorda i vecchi Pearl Jam, con riff aggressivi che si abbattono con energia come una tempesta su un paesaggio quieto ed inerme. La ritmica è sostenuta, batteria e basso si spellano mani e dita per scaricare più rabbia possibile, mentre il cantato ruggisce con la sua timbrica graffiante ed esperta. Un concentrato di headbanging che dà poco respiro, a parte qualche break, ma poi i nostri riprendono le loro progressioni ed esplodono esausti nel finale. Un brano che sembra essere nato in un qualche scantinato di Seattle e non a Parigi. "So Wet" torna alle radici blues della band, il ritmo rallenta e i suoni si fanno di soffice velluto scarlatto che accompagnano perfettamente questa ballata malinconica e sensuale. Immaginatevi un locale buio, deserto se non per un'oscura figura seduta di fronte al palco che vede una ballerina esibirsi in una danza provocatoria, tra fumo di sigaretta e bicchieri di gin scolati per anestetizzare l'anima. Il vocalist accompagna perfettamente la melodia che si districa tra fraseggi classici, ma ben arrangiati e dai suoni perfetti. In alcuni punti si ha l'impressione di sentire i The Doors più passionali e meno lisergici, anche se i quattro musicisti transalpini hanno quella marcia in più che gli permette di giocare sugli arrangiamenti e fare la differenza. "Vertige" reintroduce il cantato in francese che si sposa perfettamente con la parte strumentale e colora un brano bipolare, con un inizio lento e struggente che inganna, facendoci pensare all'ennesima ballata. In realtà appena si percepisce il crescendo, i Mallory pestano sul pedale distorsore e apriti cielo, ritorna quell'energia e quella rabbia che si riflettono in una valanga di decibel. Ancora una volta la sezione ritmica ha un ruolo determinante, il basso viaggia veloce senza perdere un filo di groove, mentre il batterista può destreggiarsi in pattern goduriosi che portano l'ascoltatore a trasformare ogni superficie disponibile in una batteria e immedesimarsi con il maestro delle bacchette che sta dietro le pelli dei Mallory. La breve entrata del synth fa l'occhiolino agli arpeggiatori tanto amati dai The Who, la conferma che le cose semplici vanno fatte in maniera impeccabile per essere convincenti. 'Sonora R.F. Part 2' è un altro capolavoro targato Mallory, una band che non segue le mode e scrive la musica che gli batte nel petto, sempre vera e convincente. Arte unita ad una dose di pazzia che porta sul palco una rappresentazione equilibrata di musica e teatralità, non è da tutti sapersi muovere tra generi così diversi e con cotanta eleganza. Chapeau mon ami. (Michele Montanari)

venerdì 15 luglio 2016

Mallory - Sonora R.F. Part 1

#PER CHI AMA: Rock/Grunge/Blues
Avevamo lasciato i Mallory a marzo dello scorso anno, quando il quartetto parigino ci aveva fatto pervenire il precedente lavoro '2'. Oggi abbiamo tra le mani il nuovo 'Sonora R.F. Part 1' e devo dire che è già qualche settimana che gira in loop nella mia auto, il posto migliore per godere appieno dei Mallory e della loro musica on the road. La band era matura allora e un altro passo in avanti è stato fatto con quest'album, mantenendo quel loro mix personale di rock, grunge e blues. Ad un primo ascolto, le atmosfere sembrano essersi incupite ulteriormente, in realtà molte tracce hanno un'alta capacità introspettiva, unita ad una malinconica dose di rabbia, come in "On The Shelf". Dopo un'intro parlata in castigliano, le chitarre si sporcano di polvere, la ritmica lenta tiene le redini, ma non cela perfettamente quella collera mascherata da tristezza ed accidia. Una ballata grunge come non si sentiva da anni, interpretata perfettamente dal vocalist, a cui dobbiamo riconoscere una timbrica pressoché perfetta. In "Zero" scatta qualcosa nei Mallory che ora cantano in francese, mentre le melodie di basso e chitarra si fanno nervose grazie alla batteria che scandisce accenti come un profeta inascoltato. Il crescendo non si fa attendere, ottima l'esplosione che non necessita di distorsioni estreme e si affida ad un unisono di suoni ed esecuzione. La scelta della lingua francese potrebbe rivelarsi rischiosa, tuttavia è stato fatto un ottimo studio delle metriche che qui calzano a pennello. Rimane solo il dubbio che il testo non sia uscito così spontaneamente, comunque onore ai Mallory. In "Shu", l'influenza dei vecchi Pearl Jam si fa sentire, ma la band riesce a tirar fuori qualcosa di buono da un semplice classico giro armonico. Consapevoli di ciò, il quartetto ha finito egregiamente i compiti per casa in termini di suoni (difficile non riconoscere la timbrica del single-coil della Fender) accostata ad un'interpretazione che esprime al meglio lo struggimento di una generazione che va per i quaranta ma si sente ancora tradita da una società in cui non si rispecchia. Anche "Silex" segue il medesimo filone e si incastra perfettamente nelle note di questo 'Sonora R.F. Part 1' che probabilmente è stato pensato e suonato nell'ottica di un concept album. I suoni ruvidi ma curati di chitarra si abbinano perfettamente alla timbrica vellutata del basso, a creare un ipotetico amplesso sessuale coronato dalla voce sempre graffiante del frontman con le ritmiche che si rivelano semplici e variopinte. Il gran equilibrio dei Mallory sta nel regalare un'accelerazione nel momento giusto in cui la si desidera, lo stesso vale quando i nostri decidono di abbassare i toni per dare maggior risalto al cantato o alle melodie intimistiche, che svolgono un ruolo importante nel tessuto sonoro dell'act transalpino. Un gran bell'album, forse non una vera evoluzione verso un obiettivo ben definito, ma un'altra tappa sulla loro personale mappa che ha bordi sfuocati come quelli di una vecchia foto. A dimostrazione che abbia più importanza il viaggio che la meta, siamo felici di seguire i Mallory e portare la loro bella colonna sonora nella nostra vita di tutti i giorni. Che tu abbia venti, quaranta o sessant'anni... (Michele Montanari)

martedì 10 marzo 2015

Mallory - 2

#PER CHI AMA: Grunge/Blues/Rock
Questa volta parliamo di blues-rock direttamente dalla Francia, paese che negli ultimi mesi si sta dimostrando una vera e propria fucina di nuove band, molto spesso di ottima qualità. Il quartetto nasce a Parigi intorno al 2012 e dopo il primo EP risalente allo stesso periodo, escono con questo '2'. Si tratta di un ottimo mix di rock, grunge, blues e altre contaminazione che toccano lo stoner e la psichedelia, il tutto ottimamente suonato e arrangiato. Il cantato è in inglese ed è scandito dalla calda ed avvolgente voce del frontman che si destreggia bene tra brani intensi e ballate più quiete. "Ready" è una di quest'ultime e gronda grunge da tutti i pori. Dopo un solitario arpeggio di chitarra la canzone acquista più ritmo e impatto con ottimi fraseggi e arrangiamenti che ricordano i Pearl Jam e i Soundgarden più sentimentali. Grande potenza scorre dagli abbondanti cinque minuti della traccia, merito dell'ottima intesa tra i musicisti con la sezione ritmica formata da basso e batteria a dettare legge e imporre il proprio diktat. L'arpeggio continua imperterrito per tutta la song come un mantra onirico per poi sfociare nell'assolo che guida il break psichedelico a metà brano. Brano, strutturalmente semplice, ma dotato di un buon impatto e anima. "Big Nails" è un pezzo veloce, accompagnato da un basso distorto e basato su una ritmica che cambia ciclicamente per movimentare ancora di più il ritmo. Il cantante dà libero sfogo al suo lato più irrequieto nel quale si trova a proprio agio, mentre i riff di chitarra citano spesso la storia del rock, confermandosi sempre all'altezza e pieni zeppi di groove. Un brano mordi-e-fuggi di quasi tre minuti che risente solamente della mancanza (penso io) di una traccia di basso pulito che avrebbe rimpolpato un po' le basse frequenze. "Bad Monkeys" aggiunge una cartuccia importante all'armeria dei Mallory, il brano infatti è una piccola perla che include quel qualcosa che ricorda i The Doors, i vecchi Radiohead e ancora il filone grunge. La canzone è intrigante come un corpo sinuoso che balla nella penombra, sul bancone di un polveroso strip bar, che esplode e si divincola per un attimo per poi chiudere come era iniziata. Questo '2' è caratterizzato da suoni quasi sempre perfetti, una buona qualità di registrazione e un digipack semplice ma gradevole. Tutti segnali che messi insieme confermano la mia idea che i Mallory sono una band solida, ben tarata sugli obiettivi da raggiungere e che ha ancora margine di miglioramento. Detto ciò mi aspetto un terzo album con il botto, incrociamo le dita... (Michele Montanari)

(Self - 2014)
Voto: 80