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lunedì 6 novembre 2017

Drakkar - Diabolical Empathy

#PER CHI AMA: Power/Speed/Thrash, Nevermore
Signori, quest'oggi facciamo un tuffo nella storia sconosciuta del metal: i Drakkar sono infatti una band belga formatasi nel lontano 1983 (avete letto bene), da non confondere peraltro con gli omonimi nostrani, che tra defezioni, ahimè decessi e scioglimenti vari, ha fatto uscire solo quattro album, di cui 'Diabolical Empathy' è la loro ultima release. Il sound che ritroviamo nelle 13 track qui contenute, oscilla tra power, speed ed un thrash alla Nevermore. Interessante l'intro "The Arrival" che ci proietta in un qualche mercato di una città qualunque dell'Africa equatoriale. Poi s'inizia a fare sul serio, con una batteria di brani, in cui l'elemento comune è un rifferama compatto e acuminato, una voce che ricorda in alcuni frangenti il buon Warrel Dane e degli assoli che mostrano tutta la caratura tecnica del quintetto belga. Fantastico a tal senso il lavoro della speed track, "Rose Hall's Great House" e di quella fuga della sei corde nel suo fantastico epilogo. Più rilassata e meno convincente "Stigmata", anche se poi quando la band si lancia negli assoli, le due asce formate da Pat Thayse e Richard Tiborcz, fanno gridare al miracolo. "The Witches Dance" ha un che di fortemente folklorico nelle sua linea melodica, mentre il riffing è marcatamente power, accompagnato poi da quei chorus in stile teutonico, per soli amanti del genere, sia chiaro. "Plague or Cholera" è un bel pezzone thrash metal che mi ha ricordato i nostrani Aneurysm, in un altro mio personale tuffo nel passato. Un arpeggio apre la ballad "Stay With Me", in cui compare la voce di una guest femminile, Julie Colin degli Ethernity, altra compagine power belga. Il disco prosegue lungo i medesimi binari anche nelle rimanenti tracce, avvicinandosi qua e là ad altre band che han fatto la storia del metal, su tutte mi viene da pensare ai Metallica degli esordi e ai Virgin Steele. Ultima curiosità sull'album: si tratta di un concept cd che collega ogni traccia ad un figura storica rilevante: la vita di Padre Pio a "Stigmata", 'La Divina Commedia' e Dante a "The Nine Circles of Hell", dove peraltro i nostri sfoggiano un altro assolo grandioso, Giovanni Tiepolo e il suo 'Il Sacrificio di Isacco' a "Plague or Cholera" e molti altri; il tutto non fa altro che aumentare la curiosità per i contenuti di un album, che certamente farà la gioia però per i soli appassionati del genere. (Francesco Scarci)