#PER CHI AMA: Post Rock |
La Chaux-de-Fonds (in Svizzera, sforna una band molto interessante che ha saputo coniugare il post rock strumentale in diverse forme artistiche. A tre anni dalla fondazione, il quartetto del Canton Neuchâtel, debutta nel 2008 con un ottimo album per poi allargare i propri orizzonti arrangiando un'opera teatrale e successivamente scrivendo la colonna sonora di un cortometraggio. Dopo diversi tour e altri due album, alla fine del 2014 arriva questa quarta fatica intitolata 'Hello! Welcome, So Far...'. Il digipack si presenta semplice e curato con una grafica minimalista, in bianco e nero, mentre le tracce contenute sono sette per un totale di quaranta minuti circa. "Part 2" inizia con un tappeto ambient sussurrato, qualche battito di batteria e un lontanissimo riff di chitarra crescente che vi accompagneranno per la prima parte del brano. Poi l'ensemble esplode senza mai troppa violenza, guidandovi in un viaggio onirico, tra il liquido e lo spaziale. Formula ben conosciuta nel mondo del post rock e i Killbody Tuning lo fanno con personalità. Arrangiamenti e melodie sono ben costruite, lo stesso dicasi per la qualità dei suoni che raggiunge quasi la perfezione, il tutto mescolato ed eseguito con perizia e trasporto. "Green is the New Red" è una ballata più carica e movimentata che non perde tempo con introduzioni e tappeti sonori, ma va dritta al nocciolo. Tanto movimento, l'onnipresente sezione ritmica di batteria e basso sostiene la fitta trama di note con repentini cambi di direzione. Come spesso accade nel post, le chitarre svolgono un ruolo importante e riescono a farlo con grande equilibrio, diventando protagoniste quando serve oppure nascondendosi dietro agli altri strumenti nei passaggi più sommessi ed intimistici. Le distorsioni sono sempre leggere e ben definite, una sorta di crunch che contribuisce a dare similitudini vicine band come Ulver e Isis. I Killbody Tuning possono essere posizionati in un ipotetico spazio sospeso tre Mogwai, Sonic Youth e Sigur Rós, mantenendo comunque una loro spiccata personalità. "Power Out..." è probabilmente la traccia più azzeccata dell' album, più aggressiva quando serve e con meno sfumature post rock. Anche qui i suoni sono ebbri di riverbero e delay, ma la carica della seziona ritmica trasmette energia e trascina tutto e tutti per i quattro minuti abbondanti di brano. La struttura è quella classica, con una lunga introduzione che fa da preludio alla scarica centrale ed è forse qui che la band potrebbe provare a giocare, divertirsi e sorprendere l'ascoltatore. Rimanendo fedeli al genere utilizzando suoni che sono il marchio di fabbrica del post rock, gli arrangiamenti e le melodie si rivelano potenti strumenti per plasmare la propria musica. I Killbody Tuning sono un'ottima band che scrive buona musica e rischia di passare inosservata ed essere risucchiata nell'immenso vortice del music business; vedremo se sapranno destreggiarsi al meglio. In parte l'hanno già fatto, le loro collaborazioni con teatro e cinema denotano alla fine un bell'estro e tanta intelligenza. (Michele Montanari)
(Hummus Records - 2014)
Voto: 75