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domenica 19 febbraio 2017

Chanvre - Valkyrie Mécanique

#PER CHI AMA: Alternative Rock
L'underground, questo sconosciuto e un imprevedibile mondo sonoro che nasconde sorprese buone e cattive in costante evoluzione. Avreste dovuto vedere la mia faccia quando mi è arrivato questo cd tra le mani, quel senso strano che mi impediva di concepirlo, di farmi un'idea prima di ascoltarlo; la figura nera in copertina raffinata ed oscura contrastava troppo con lo sfondo bianco per ricondurlo ad un genere gothic, metal o altro. Mancava anche il tocco sintetico nei titoli per ricondurlo all'EBM. Il titolo epico e modernista mi ha incuriosito fin da subito, quindi, messo il cd nel lettore, mi sono trovato di fronte un album colmo di influenze alternative rock in modalità transalpina. Rinverdire in chiave attuale le intuizioni che sono state il cavallo di battaglia degli indimenticabili Noir Désir non è certo un punto di originalità, ma dopo un paio di ascolti si può notare che i Chanvre sono da considerare i veri e legittimi nipoti della band di Bertrand Cantat, e tanto di cappello verso un album ben fatto. Il cantato interamente in lingua madre ricorda Cantat per forza di cose ma è stupendo rilevarne lo spettro che in "Le Mothership" è presente più che mai, con lo stesso affiatamento polemico, il verso drammatico e il predicare ammaliante. Musicalmente ci avviciniamo a '666.667 Club' degli stessi Noir Désir ma con una verve più sbarazzina in alcuni frammenti e continui innesti strani, come l'ottimo ritornello di deriva niente meno che dai Pixies della conclusiva "Sour Krypt". Il mini album autoprodotto in maniera ottimale si divide in cinque brani per un totale di uno striminzito quarto d'ora di musica che però mostra molte buone credenziali e idee, dal rumoroso e sospeso post grunge transalpino di "Dètritus Town" che apre le danze dopo l'intro sognante di "Chaconne d'Inertia", si passa al pop obliquo del brano "Mechanical Walkyroìd", sbilenco e malato di curiosa veste da chansonnier vecchio stile, mescolato ad una ritmica memore del "Mr Brightside" dei The Killers e chitarre rumorose e nervose a ricordare i mitici Girls Against Boys e in parte i recenti Muse. Dunque un quarto d'ora di puro rock alternativo con propensione verso gli anni novanta e mi piace sottolineare transalpino perché solo in questo paese s'intende il rock in questa maniera, potrà non piacere e non scalerà le classifiche ma a chi saprà apprezzarlo farà molto piacere avvicinarsi a questo album. (Bob Stoner)