#PER CHI AMA: Deathcore |
Era tempo immane che non recensivo materiale deathcore, ma questi americani del New Jersey (non certo dei pivellini visti i due full lenght già all'attivo), mi hanno in qualche modo colpito e quindi ho pensato personalmente di dargli una chance, in modo da farli conoscere anche ai lettori del Pozzo. EP di cinque pezzi più una inusuale intro pianistica, cosa assai strana per il genere. Niente paura però, stiamo parlando di una release che con la sua prima vera traccia, “It Began with a Spore”, inizia a picchiare duro. L'impatto è bello tosto anche se sinceramente mi aspettavo qualcosa di più devastante: i nostri prediligono la strada dello stordimento da cambio di tempo e sovrapposizione di suoni, piuttosto che la classica furia fine a se stessa. Il rifferama di Kyle Neeley è ipnotico, il rullare del drumming tumultuoso, le vocals di Max Lichtman si alternano tra lo screaming e il growling. “Seeping From Parted Jaws” attacca lenta con un bellissimo giro di chitarra, per poi scatenarsi con una tonnellata di riff ubriacanti e ritmi che sanno di mathcore. Eccellente la prova dietro alle pelli di Paul Christiansen, che detta i tempi, qui serratissimi. Poco spazio trovano le melodie, e sinceramente avrei puntato maggiormente su questo elemento. “Unto the Pariah” è un pezzo mid-tempo che si mette in luce per il finale affidato al pianoforte. “The Automaton” è una traccia dal gran tiro con un notevole solo e un bel lavoro al basso da parte di Nik Schafer. A chiudere ci pensa “All My Woes, Combined”, la song più completa e varia del lotto e decisamente la mia preferita: granitica, ma melodica, con piacevoli effetti affidati alla chitarra e un'aurea plumbea nel suo finale. 'Inflict/Enantiodromia' un ottimo punto da cui ripartire per il futuro! (Francesco Scarci)
(Self - 2013)
Voto: 70
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