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lunedì 27 gennaio 2020

Trail of Tears - Free Fall Into Fear

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Gothic/Symph Black, Dimmu Borgir, Tristania
"Che fine ha fatto Catherine Paulsen, ma soprattutto che ci fa Kjetil Nordhus, cantante dei Green Carnation, nei Trail of Tears", questo è ciò che pensai al tempo dell'uscita di questo 'Free Fall Into Fear', quarto album per i norvegesi. Queste anche le novità sostanziali della band che, scaricata la bella e brava cantante per le solite divergenze stilistiche, pensò bene di assoldare, per le clean vocals, il vocalist della band di Tchort e soci. La musica dei nostri ha quindi subito una notevole sterzata stilistica, prendendo le distanze da quel filone death/gothic che vedeva in Tristania e Within Temptation i maggiori esecutori, e proiettando i nsotri verso lidi leggermente più black metal. Rispetto al precedente e ottimo 'A New Dimension of Might' si può infatti notare una leggera diminuzione della melodia, causata anche dall’assenza della bellissima voce di Catherine, e un incremento della cattiveria, sorretta da un feeling maligno spesso presente ma ben bilanciato da break tastieristici ed inserti melodici. Da sempre sono un fan della band, li ho seguiti dai tempi del primo 'Disclosure in Red', quindi devo essere sincero su una cosa: al primo ascolto di questo lavoro sono rimasto spiazzato e un po’ deluso. Tuttavia ai successivi passaggi, ho potuto apprezzare il nuovo taglio dei sette norvegesi, coadiuvati peraltro dalle ottime vocals di Kjetil che entrò in pianta stabile nelle file della band. 'Free Fall Into Fear' alla fine è un album che si avvicina, se mi passate il paragone, al tanto contestato 'Spiritual Black Dimension' dei Dimmu Borgir, anche se qui la voce di Ronny Thorsen è più gutturale rispetto a quella del suo collega Shagrath, la base ritmica è potente, veloce e melodica. Ascoltandolo e riascoltandolo mi è venuto in mente anche il bellissimo e sottovalutato 'The Shepherd and the Hounds of Hell' degli ottimi Obtained Enslavement, e anche qualcosina degli Arcturus. Sì insomma, a me quest’album è piaciuto perché riesce a coniugare violenza sonora e melodia. Il voto non è più alto solo per un paio di pezzi non all’altezza. (Francesco Scarci)

(Napalm Records - 2005)
Voto: 74

https://www.facebook.com/trailoftearsofficial/

venerdì 9 agosto 2019

Trail of Tears - Existentia

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Gothic/Symphonic, Tristania
Era il 2007 quando a distanza di due anni dal sorprendente 'Free Fall into Fear', i Trail of Tears, con il solo membro fondatore, Ronny Thorsen, tornavano sul mercato con la registrazione di 'Existentia'. Il sound della band norvegese non sembrava discostarsi più di tanto dai precedenti lavori, mantenendo quel feeling oscuro di fondo, costituito da riffoni di chitarra di chiara estrazione black sinfonica e da maestose tastiere di ispirazione Therion. Il dualismo tra le growling vocals di Ronny e le sempre brillanti e melodiche clean vocals di Kjetil (singer dei Green Carnation), completavano il quadro, contribuendo a fare da collante tra queste caratteristiche. Una dolce voce femminile, quella di Emmanuelle Zoldan, dava poi il suo contributo aggiuntivo, per un esito finale dell’album davvero convincente. 'Existentia', cosi come il suo predecessore, andava ascoltato e riascoltato per essere apprezzato fino in fondo; non fu un album così diretto, semplice da percepire, perchè parecchie erano le sfumature che si palesavano nella musica del combo scandinavo: si ritrovano infatti certe influenze provenienti da una corrente avantgarde che approdano come essenziale novità nel sound dei nostri. Echi riconducibili ai The Provenance, o ancora, ai Green Carnation, erano udibili nei solchi di questo notevole 'Existentia', un capitolo che ha preceduto una vera e propria rivoluzione in seno alla band. Si trovano peraltro anche reminiscenze power ed una bella dose di death goticheggiante che confluivano nel sound compatto dei nostri. Dal punto di vista strumentale poi, la band si presentava come sempre ineccepibile: ottima la prova dei singoli, anche se devo sottolineare la performance del tastierista, davvero bravo, cosi come l’inimitabile ugola di Kjetil, vero e proprio strumento musicale dall’enorme talento. Una produzione bombastica chiudeva un disco e forse un’era in casa Trail of Tears, visti gli scarsi successi ottenuti con i successivi due album che hanno condotto la band allo scioglimento nel 2013. Un peccato. (Francesco Scarci)

(Napalm Records - 2007)
Voto: 76

https://www.facebook.com/trailoftearsofficial/