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domenica 21 settembre 2014

The Matador - Destroyer

#PER CHI AMA: Post Metal/Hardcore
Il primo aprile 2013 parlai di questi ragazzi australiani come dei potenziali fuoriclasse nel filone post rock - metal. A distanza di quasi un anno e mezzo, eccoli tornare con un nuovo EP, dal semplice titolo 'Destroyer', che vede la band impugnare i propri strumenti e aumentare le frequenze della propria proposta. Del post rock - metal di 'Descent Into the Maelstrom' è rimasto solo il post, perchè oggi parlerei dei nostri come di una realtà più orientata sul versante post-hardcore. Per carità, molte volte il confine tra questi generi è assai labile, però è evidente quanto nei solchi di questo secondo lavoro, emerga la nuova strada imboccata dai nostri, pur non rinnegando il passato, sia chiaro. A fronte di una registrazione un po' più scarna, la band scatena immediatamente la propria frustrazione, senza tanti giri di parole, con "Rodinia", un pezzo che rimane in bilico tra richiami al passato e una nuova tendenza hardcore. Le chitarre ululano acidi e vertiginosi riffoni mentre il bravo Nathan alla voce, si dimena tra urla feroci e qualche raro profondissimo growl. Il sound è arricchito da una discreta dose di groove, ma è palese che qualcosa sia cambiato in seno alla band di Brisbane. La title track conserva quelle atmosfere cupe e ossessive del passato ma è innegabile come il sound dei The Matador si sia imbastardito, abbia perso un po' in profondità e calore, a servizio di una maggiore espressione della rabbia che verosimilmente era repressa nel precedente disco. Nella title track comunque c'è anche spazio per un breve break dai richiami a la Isis. "Ur" è il classico intermezzo che ci introduce a "Vaalbara", song che mostra il lato meditativo che maggiormente apprezzo del combo australiano: atmosfere più soffuse, vocals pulite che si incrociano con lo scream abrasivo di Nathan, senza ripudiare le scariche nevrotiche fin qui espresse. Ma è la maggior presenza di melodie in questa song mid-tempo a renderne un più facile approccio, soprattutto anche per una migliore cura a livello di arrangiamenti; poi il break post rock posto in mezzo alla traccia è miele per le mie orecchie. Con "Nuna" si ritorna sul binario dell'hardcore anche se le chitarre in taluni frangenti ricordano il passato amore dei nostri per Cult of Luna e Isis. A chiudere il lavoro (per ora solo digitale, aspetto fortemente il cd) ci pensa "Pangaea", brano dall'incedere assai ritmato che si interrompe in un break dal sapore notturno, in cui i nostri prediligono linee di chitarra malinconiche. Insomma 'Destroyer' è un lavoro che conferma quanto di buono ascoltato in passato ma che per quanto mi riguarda, segna un leggero passo indietro rispetto a 'Descent Into the Maelstrom' che tanto mi aveva ben impressionato in quel fantomatico primo aprile 2013. Da risentire con una nuova release, per capire quale sarà la definitiva via intrapresa dai The Matador. (Francesco Scarci)

lunedì 1 aprile 2013

The Matador - Descent Into the Maelstrom

#PER CHI AMA: Post Metal, Isis, Cult of Luna
Non dovrei più stupirmi di nulla ormai, sono nel giro “metallico” da quasi 30 anni e credo di aver sentito decine di migliaia di album, aver esplorato generi e sottogeneri, aver attribuito ad alcune nazioni il merito di aver inventato alcuni stili o partorito alcune tra le più grandi band di sempre. Ebbene, ho sempre pensato che gli US, che hanno dato i natali a Isis o Neurosis, tanto per citare due nomi a caso, fossero la patria del post metal. Ora scopro che in successione, dopo i We Lost the Sea, ecco arrivare dall’Australia anche questi The Matador con il loro debut EP. “Descent Into The Maelstrom” è un lavoro di chiara matrice post, assai raffinato e dalle molteplici influenze, che nei suoi 30 minuti spazia dagli inquietanti riverberi iniziali di “Kingdom of Glass”, in cui è il suono del basso e delle chitarre a guidare il sound dei nostri, prima che irrompa la voce abrasiva del bravo vocalist. Le atmosfere sono criptiche, a tratti claustrofobiche, ma credo che l’effetto sia dovuto all’ispirazione della band, in fatto sia di concept che di contenuti, all’enigmatico Edgar Allan Poe. E cosi ecco fuoriuscire dagli strumenti del five-piece di Brisbane, lente composizioni costituite da suoni prettamente notturni (emblematica la seconda splendida traccia, “Parallax Error”, quasi un rituale mantrico in grado di sprigionare un’immensa energia) o altri che richiamano il post rock (che va spesso a braccetto col post metal) come nell’inizio di “Eclipse”. La band è poi brava anche ad innalzare irti muri di chitarre come in “The Woman Clothed in the Sun”, nonostante il litanico epilogo e i suoi brevi interludi ipnotici. Comunque è poi l’amore viscerale dei nostri per Isis o Cult of Luna a prevalere e nella conclusiva “Vurt”, tutto quello che la band ha imparato dai loro paladini, si fonde in un brano da urlo, che sancisce la mia nuova ultima eccellente scoperta. Signori ecco a voi i The Matador, potenziali fuoriclasse di un nuovo filone post proveniente dal nuovo continente. Sublimi! (Francesco Scarci)

(Serotonin Productions)
Voto: 80

https://www.facebook.com/thematadornoise