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domenica 9 maggio 2021

Tony Tears - The Atlantean Afterlife (...Living Beyond)

#PER CHI AMA: Occult/Doom/Esoteric Rock
Difficilmente riuscirò a recensire un nuovo lavoro dei Tony Tears che, per quanto di nicchia possa essere ritenuta la band di Anthony Tears Polidori, è da considerarsi un vero e proprio oggetto di culto nel panorama musicale europeo, un nome speciale, la cui fama nei circoli del doom esoterico è cresciuta costantemente nel tempo. Alla stregua di mostri sacri quali Paul Chain, The Black o Antonius Rex, e a seguito di una quantità enorme di uscite discografiche che da vent'anni a questa parte, dopo essersi messo in proprio sganciandosi dai altri progetti autorevoli tra cui gli ottimi Abysmal Grief, Mr. Polidori è da annoverarsi tra i personaggi più influenti nel panorama occult rock di matrice squisitamente italiana. Tuttavia le influenze che lo hanno generato sono da ricercare in band progressive internazionali degli anni '70 e nell'heavy classico di primi anni '80, il tutto rivisto con gli occhi della cultura esoterica, dell'horror in bianco e nero dei film con Barbara Steele, del doom nello stile Pentagram/Saint Vitus ed in una costante ricerca poetica, espressa tramite testi ermetici, sinistri e iniziatici, che affondando le loro trame nella cultura occulta, tra diavoli e demoni. Il nuovo 'The Atlantean Afterlife (...Living Beyond)' è però diverso dal suo predecessore, per stile ed evoluzione sonora: la prima parte cantata in lingua madre è la più interessante con soventi escursioni in territori non propriamente metal anzi, al suo interno troviamo divagazioni che affondano in sonorità acustiche ed esotiche del medioriente (come se fosse la soundtrack di un film), psichedelia ipnotica, cenni di kraut-rock ed elettronica vintage unita ad un'inusuale attitudine doom del compositore ligure, che emerge nelle ultime quattro tracce cantate invece in inglese, dai connotati più standard grazie a chitarre e ritmiche heavy, ad un sapore più maligno nel canto, che nella prima parte si mostra più in una forma poetica, tra Jacula e il Ballo delle Castagne (... al falso profeta la lingua sarà recisa – estratta da "Il Ritorno del Globo Alato"). Devo ammettere che il disco non sia di facile approccio, richiedendo infatti un ascolto multiplo per assaporarne le molteplici sfaccettature sonore. Magari con il libretto dei testi in mano sarebbe più facile capirne le dinamiche, le narrazioni di una antica profezia ed una nuova era atlantidea, il ritorno del culto ancestrale attraverso antiche divinità egizie. I brani in italiano emozionano di più e sono più variegati, fino a "Il Cantico delle Piramidi", che funge da spartiacque, un pezzo delizioso dalla chiara indole etnico/psichedelica mediorientale, dove si destreggia la ben nota vocalist Sandra Silver, una presenza, la sua, che aumenta ulteriormente la qualità della proposta, in quanto a teatralità e drammaticità. La parte inglese possiamo definirla più dura e rock, con perle solistiche che escono dalla musica facendosi notare positivamente, per cura del suono e bellezza melodica. Gradualmente la compagine composta dal vocalist David Krieg, Artorias al basso e Lawrence Butleather alla batteria, torna in territori più consoni al doom occult metal, vicino alle gesta di un ispirato Paul Chain ma caratterizzato dal tipico, raffinato e complesso stile dei Tony Tears. L'unico rammarico risiede nel constatare che la produzione poteva avere più tono ed in certi punti, la ricerca del suono vintage non esalta tutte le sue particolarità. Nel precedente disco le cose erano diverse, più dinamiche ed immediate, mentre questo nuovo lavoro richiede più attenzione ed un ascolto più coinvolto. Particolarità che non consiste in una mancanza o caduta, al contrario, a mio avviso porta l'ascoltatore in una dimensione particolarmente ipnotica e una salutare concentrazione di ascolto. Ma il nuovo album offre anche altre sorprese come l'intro psych della già citata "Il Ritorno del Globo Alato", dalle sfumature velate d'avanguardia, in odor di Canterbury sound. Analogamente, la splendida apertura de "Il Messaggero della Rosa Rossa" ricorda certe atmosfere dark dei mitici Virgin Prunes, per poi assumere una piega cosmica e poetica, alternando cadenze doom e caratteristiche tribali - pagane assai affascinanti. In definitiva 'The Atlantean Afterlife (...Living Beyond)' è un disco dalle mille anime, complesso e variegato in puro stile Tony Tears, raffinato ed oscuro doom metal dal tocco melodico, catacombale e cosmico. Un viaggio all'interno di una scena underground tutta da scoprire e riscoprire, magari partendo da questo crepuscolare, profetico ultimo interessante lavoro della storica band genovese. (Bob Stoner)