Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Motorpsycho. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Motorpsycho. Mostra tutti i post

martedì 28 agosto 2018

Motorpsycho - The California EP

#PER CHI AMA: Psych Rock
Dipanati sulle quattro facciate giallocanarino di questo ruffianissimo tarallucio discografico, un rocchettino dritto-al-punto collocabile tra certo flower-rock fine '60 e i Motorpsycho del periodo flower-rock-fine '60 vale a dire quelli inizio '00 di 'Barracuda' e 'Phanerothyme' ("Quick Fix" vs. "High Times"), una specie di surf-blues lo-fi early '70 apparentemente fuoriuscito dai "Frammenti Motorpnakotici" ("Granny Takes a Trip" vs. "One Way or Another") seppur blandamente tower/izzato (il flauto...), e una confortevole indie-ballad mid-90 con un tocco (più che un tocco, uno spintone direi) apertamente cali-sixites ("California, I'am [sic] So Cold", per l'appunto). "Alain / The Messenger" è soltanto l'embrione di un'idea semplicemente troppo scarsa per meritare di essere sviluppata, e una facciata intera è decisamente troppo, anche se si tratta di una facciata seven inches a quarantacinque di un tour EP. Come 'Here Be Monsters Vol. 2' integrava minuziosamente l'esplorazione musicale del precedente 'H-B-M', addirittura spostando avanti di qualche misura l'asticella dell'ambizione, così questo 'The California' EP ritrae programmaticamente, e persino meglio di quanto accada su 'The Tower', il soleggiato mood jam-ottimismo-birretta-serale delle registrazioni. Ma se là, la caratura appariva almeno paragonabile, questa qui è una di quelle cose che uno come Mr. Sæther riesce a escogitare nell'esatto tempo che intercorre dall'istante in cui strappa uno strappino di carta igienica dal rotolo all'istante il cui lo strappino sporco di cacca tocca l'acqua del water. (Alberto Calorosi)

(Motorpsycho Archives - 2017)
Voto: 60

https://www.facebook.com/motorpsycho.official/

domenica 12 agosto 2018

Motorpsycho - The Tower

#PER CHI AMA: Alternative Rock
In comune con 'Black Hole/Blank Canvas' ci sono la durata pachidermica (in entrambi i casi prossima agli ottantacinque minuti) e la singolarità storica (specificamente, la volatilizzazione del batterista). Ma più di tutto una sorta di generalizzata attitudine trasversalmente secante. Là, tra i fervori anni '90 e le sofisticazioni, perdonate, fusion early '00. Qui, di nuovo i bollori anni '90 e le galoppate psych-prog affiorate negli anni '10. Generalmente si esordisce con un granitico riff-proto-metal 21st century crimsoniano, successivamente digressivo verso interludi quasi pastoral-prog (c'è il mellotron in "The Tower", il flauto in "In Every Dream Home") e prolungati tumulti psychotic-jam, vale a dire niente di troppo differente da ciò che trovaste su 'Behind the Sun' a suo tempo. La violentemente going-to-californiana "Bartok of the Universe" è invece aperta da un sconquassato riff che potrebbe riportare alla mente certe malvagità di 'Folk Flest' ("Kebabels Tårn", giusto per stare in tema di torri). Più che altrove, succede che le canzoni si decompongano in prominenti improvvisazioni ternarie modalmente psych-jazz (i 6/8 di "Intrepid Explorer") o jazz-psych (i 12/8 di "A Pacific Sonata"). Come già accadde in 'Child of the Future', si presta rinnovata attenzione alle armonizzazioni vocali, dichiaratamente CSNY/esche ("Stardust" e "The Maypole"), un lavoro senz'altro complicato, trattandosi delle armonizzazioni vocali di figuri quali Tacchinobentstrozzato e Tacchinosnahstrozzato. Il ruffianissimo singolo "A.S.F.E." fuoriesce da Barracuda con un colpo di coda per addentarvi direttamente il cervello. "Ship of Fools" sposta in avanti di qualche decibel la transenna della conoscenza umana relativamente al concetto di roboanza. Il ventiquattresimo babelicissimo album dei Motorpsycho, il primo con Tomas Järmyr, ex Zu, a manovrare i tamburi, vi parrà una supernova di energia e creatività. Avete sentito bene. Il ventiquattresimo album. Roba da non credere. (Alberto Calorosi)

(Stickman Records - 2017)
Voto: 85

http://motorpsycho.no/2017/07/the-tower/