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mercoledì 24 maggio 2023

The Tangent - Not as Good as the Book

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Prog Rock
Se pensate che il progressive rock stia al totalitarismo neo-prog dei Tangent più o meno come l'internazionale socialista ai ventisei tagli da uomo autorizzati dal regime di Kim Jong-Un, allora potete pensare di avvalorare la vostra tesi esplorando il più prolisso e sfrontato tra tutti gli album prolissi e sfrontati del collettivo in questione. Nelle segrete di questo quarto (doppio) disco troverete di tutto: piano-jazz, Canterbury, i Porcupine Tree, il negazionismo neo-prog (Pink Floyd chi?), il flauto di Ian Anderson, la truzzaggine di E-L-P, il van-der-sax di Theo Travis, il capitano Kirk, i Toto e tutti gli accordi reperibili nei manuali di musica. Tutto questo, diluito in una sorta di stream-of-consciousness sonoro per definire il quale, l'aggettivo torrenziale sarebbe meno adatto dell'aggettivo oceanografico. Cose tipo una Carouselambra zeppeliniana eseguita dai Mike and the Mechanics nella plancia dell'Enterprise (l'incipit di "A Crisis in Midlife" per esempio), per intenderci. L'edizione deluxe di questo album, di cui vi prego di rileggervi il titolo (involontariamente?) iperrealista, contiene una pregevole graphic-novel di 100 pagine che narra la distruzione della Terra da parte di una razza di ferocissimi alieni al suono di "Relayer" degli Yes. Esattamente. (Alberto Calorosi)

(Inside Out Music - 2008)
Voto: 60

https://www.thetangent.org/

lunedì 30 maggio 2022

Pain of Salvation - Road Salt Two

#PER CHI AMA: Progressive Rock
…da quel medesimo genere che per decenni ha rappresentato un consolatorio iperuranio musicale per chiunque sentisse necessario darsela a gambe dalle classificazioni musicali correnti, i Pain of Salvation producono un duplice e pirotecnico contenitore di amenità, invero sorprendentemente coeso per ciò che concerne il primo episodio. In questo senso non è così strano che sia proprio il sequel, l'episodio più sparpagliato, a risultare più progressibile proprio per la presenza di roba come la circense "Break Darling Break" (con chiusura di flautino asmatico), la morriconiana "To the Shoreline", o ancora il deliquio acustico in "Healing Now" o la onni/porcupine/fluida "The Physics of Gridlock", episodi senz'altro più consoni per gli sclerotizzati percorsi neurali di un vecchio progghettone. E non certo il patton/funk di "Eleven" o, centottanta gradi più in là, i due heavy blues road-salt-primeggianti collocati in apertura, la beneducata "Conditioned" e la già citata e comunque maleducata "Healing Now". Una (doppia) concettualità altrimenti blanda, cucita insieme dalla furbesca ripresa del tema di "Road Salt Theme", dalla duplice "Of Dust" (la brontolosa) / "Of Salt" (la biliosa) e, fateci caso, dal layout delle copertine, ritraenti la band racchiusa in un cardioide stilizzato in 'R-S-1' e nella sagoma reale di un cuore umano in 'R-S-2'. (Alberto Calorosi)

(Inside Out Music - 2011)
Voto: 74

https://www.facebook.com/Painofsalvation

venerdì 24 settembre 2021

Leprous - The Congregation

#PER CHI AMA: Prog Metal
Un esordio incessantemente funk-prog, se esiste o e mai esistito qualcosa che si possa realmente chiamare funk-prog, con tanto di vocalismi alla Muse, ma persino più sofferenti, con una punta di Vincent Cavanagh semisbronzo insomma, ed un ritornello immensamente Pain of Salvation ("The Price"), programmaticamente destinato a perdurare per l'intera durata del disco, vale a dire oltre settanta fottutissimi minuti ("Red" e "Down"), spericolatamente fervido di pindariche divagazioni difficilmente o impossibilmente concettualizzabili ("Third Law", ovvero The Mars Volta vs. Ronnie J. Dio e "Rewind", ovvero System of a Down vs. Freddie Mercury sono soltanto due esempi), eppure sideralmente allineato a quella (recentemente) popolosissima traiettoria kappa-dimensionale che conduce da qui/ora al concetto astratto di non-rock utilizzando propellente prog-metal (Anathema, Major Parkinson, Pain of Salvation, appunto). La maestà vocale e il magnetismo acchiappareggiseni di Tor Oddmund Suhrke sono ormai consolidati e indubitabili. E secondi soltanto a quelli di Daniel Gildenlöw, leader dei plurisuccitati Pain of Salvation. (Alberto Calorosi)

(Inside Out Music - 2015)
Voto: 80

https://www.facebook.com/leprousband


lunedì 29 maggio 2017

Pain of Salvation - In the Passing Light of Day

#PER CHI AMA: Heavy Progressive
La dream-teatrante e regressiva "On a Tuesday" collocata in apertura, intrisa di poliritmia, ghghgh, ammennicoli elettronici, repentini cambi di ritmo e inversioni di mood, interpreta solo nei suoni e non negli intenti quell'attitudine pionieristica heavy-progressive mirabilmente codificata quindici/venti anni addietro. Poco più avanti, "Full Throttle Tribe" comprime ulteriormente i suoni, suggerendo una sempre incombente esplosione emozionale. Il (tantissimo) resto dell'album si compone di un certo numero di Gidenlösissime simil-ballad con sofferente crescendo e chiusura fracassona (i finali nervosi quasi-rap di "Meaningless", cover dei Sign di 'Zolberg' e di "If this is the End", il superchitarraus di "Angels of Broken Things", il climax soulful di "The Taming of a Beast" dalle parti del Glenn Hughes più etereo) con l'unica eccezione del singolo marcatamente road-salterino (e parecchio furbo) "Reasons". Fastidiosamente autoreferenziale (e un pochino porta-sfiga) il tema del concept, dissertante stavolta del ricovero in ospedale dello stesso Gidenlöw pare per fascite necrotizzante, e della successiva lunga e fortunatamente riuscita convalescenza. Irritante la "bonjovata" finale di quindici minuti dedicata alla moglie, all'amore, al tempo che passa, alle farfalline nei prati e a queste tre fottute tonnellate di melassa musicale non richiesta che vi sono malauguratamente arrivate in faccia e nelle orecchie ("Nations have been born / the heroes of our childhood / dead, forgotten, or gone / but we still stand"). Un bel disco, ma non per i P-O-S. (Alberto Calorosi)

(Inside Out - 2017)
Voto: 70

https://www.facebook.com/Painofsalvation