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sabato 6 febbraio 2016

Fitzcataldo & The Trivettes - S/t

#PER CHI AMA: Post/Dream Rock
Non sono un fan del genere pop rock lo sapete: dopo aver scritto oltre 800 recensioni in ambito estremo però sono arrivato a confrontarmi con sonorità che pensavo di non dover mai abbracciare. Colpa (o merito) di un concerto del venerdi sera, ove mi sono imbattuto in questo interessante trio lombardo, dal moniker assai peculiare, Fitzcataldo & The Trivettes appunto. Questo è il titolo anche del loro debut album autoprodotto, e uscito negli ultimi mesi del 2014. L'album include dieci song che si muovono tra il post rock dell'opener "Bees" al punk passando per il brit rock, fino alla conclusiva "Salem". È proprio la opening track a catalizzare la mia attenzione per il suo mellifluo sound che strizza l'occhiolino a Editors e Dredg, sia a livello vocale che musicale. La band si lascia piacevolmente ascoltare in quello scorrere lineare delle sue chitarre, senza ricercare nulla di particolare, nessuna invenzione o estro, semplicemente rimanendo se stessi e lasciando che siano gli strumenti a guidare il tutto. "Gaialavita" mostra invece un mood tipicamente punk, grazie a quel suo riffing british e quel suo andamento di matrice Sex Pistols. In "Gagliardo", il power trio composto da Lorenzo, Stefano e Claudio prova ad emulare i maestri Coldplay e Muse e il risultato non è affatto male, però troppo commerciale per il sottoscritto. Mi muovo allora alla successiva "Velvet Smooth" ed è ancora il sound intimista degli Editors a venire a galla con un ritmo compassato che fa breccia solo quando le chitarre si aprono e si lanciano in uno splendido e arioso bridge. L'ordinato e fluido lavoro alla batteria di Claudio Rei ci introduce a "Tulips on the Jubilee Street", song votata ad un post rock notturno e psichedelico. "Tracey" è una bella traccia dal sapore dark che ha evocato in me un qualcosa dei The Cure, anche se la calda voce di Lorenzo Galbiati prende decisamente le distanze da quella di Robert Smith. In "Aurora Soul" ecco in sottofondo l'angelica voce di una fanciulla a delineare i tratti sognanti di questa song, mentre in "Mournign Doze" ancora forte è il richiamo agli Editors, con la performance di Lorenzo sempre più vicina a quella di Tom Smith, frontman della band inglese e un finale in un climax ascendente da brividi. In "Little Tony", convergono punk, brit pop e rock nella song più ruvida del disco. A chiudere, ecco "Salem" e 10 minuti di sonorità che sembrano allontanarsi dalle precedenti nove song, quasi a voler delineare il nuovo percorso che il terzetto andrà a percorrere in futuro. Da applausi qui il pulsare ansimante del basso di Stefano Redaelli, vero protagonista in questa traccia aggressiva (anche a livello vocale), ma anche più orientata ad un post rock dilatato (e forse anche metal) degno dei Mogway. Fitzcataldo & The Trivettes, bella scoperta davvero! (Francesco Scarci)

(Self - 2014)
Voto: 75

https://fitzcataldo.bandcamp.com/