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domenica 25 ottobre 2020

CNJR - I Can See the Church Burning Through the Binoculars

#PER CHI AMA: Electro/Dark Wave
CNJR si legge Conjure, una congiura come di quelle che si sente parlare in giro oggigiorno, atte a rovesciare l’ordinamento di uno stato, e sui è meglio sorvolare, dando voce alla musica. E quello di oggi è un progetto solista votato a pura sperimentazione cibernetico-futuristica che porta nelle vostre case otto song semi-strumentali che si muovono tra elettronica, darkwave, sci-fi e industrial, arrivando quasi a sfiorare il trip-hop. Lo dimostrano subito i synth da colonna sonora, dell'opener "The Destroyers" che ci conducono flemmaticamente nel contesto di un film noir, tra oscure sonorità downtempo. Niente male, peccato come al solito per l'assenza di una voce a guidarci meglio nell'ascolto. La successiva "Burning", muovendosi sugli stessi binari, sfoggia un cantato robotico in una song dalle atmosfere angoscianti, un brano che poteva essere la perfetta colonna sonora di un film distopico quale 'Divergent'. Prima citavo il trip-hop, eccolo servito nell'incipit di "Putrid Things", con quella voce femminile che fa da contraltare ad un vocalist rabbioso maschile, che insieme supportano le immagini di un video alienante in cui compaiono anche delle pesanti chitarre ritmiche. "Paint My Face With Ashes" potrebbe essere un intermezzo IDM che ci conduce alla pulsante "Drunk On The Venom", una song che miscela alla grande sonorità in stile Portishead, Archive e Massive Attack (ai tempi di 'Mezzanine') contaminata da un pizzico di rock alternative che si traduce in un'ispirata linea chitarristica su cui poggiano le vocals lamentose del frontman. La mente del progetto spiega che le sonorità catartiche di questo album nascono dalle esperienze dell'infanzia e comunque da una necessità di elaborare vecchie relazioni, riflettendosi in queste emozioni di paura e dolore. Paura come quella che si prova nella nebulosa, melodica e sofisticata "MSS" che, pur ricordando ancora qualcosa degli Archive, lascia spazio a grande immaginazione mentale mentre la si ascolta in assoluto silenzio, con i pensieri che s'intrecciano pericolosi nella mente. Per attitudine questo disco potrebbe rappresentare una versione decisamente più soft dei francesi C R O W N, visto un più pesante utilizzo dell'electro music, come si sente nel beat sfrenato di "Tunnels", una song che si lancia comunque in vorticose ritmiche techno. Peccato ancora una volta per l'assenza del cantato come nella conclusiva "Drones", un pezzo che evoca inequivocabilmente nel suo malinconico incedere, i fantasmi di "Angel" dei Massive Attack, provare per credere. (Francesco Scarci)