#PER CHI AMA: Sludge/Doom |
E’ già da qualche tempo che gli Slomatics sono uno dei motivi per cui tenere bene a mente il nome di Belfast, oltre a Van Morrison, George Best, Kenneth Branagh e gli attentati dell’IRA. Il trio nordirlandese, infatti, ha all’attivo già una manciata di lavori di assoluto spessore e una BBC session, che li hanno imposti come uno dei nomi importanti dello sludge-doom europeo e non solo. Tra i motivi di interesse di 'Estron', il loro nuovo album, c’è l’esordio di Marty alla voce e alla batteria, mentre Chris e David (i tre hanno anche dei cognomi, suppongo, ma non sono riuscito a trovarli in rete) continuano a saturare in maniera criminale le loro chitarre. Tutto, in questo lavoro, sembra fatto bene e ci consegna l’idea precisa del concetto di solidità. Dalla splendida copertina illustrata dall’artista sci-fi Tony Roberts, che qui sembra omaggiare Moebius, alla qualità dei brani, alla perfetta resa del cataclisma sonoro orchestrato dai tre. Quello creato dagli Slomatics è un maelstrom sonico sempre sul punto di implodere sotto il suo stesso peso, ottenuto accumulando strati di fuzz e percussioni tonanti, che se ascoltato al giusto volume (e in questi casi, il volume “giusto” è sempre quello che si avvicina al fine corsa della manopola) è in grado di entrare in risonanza con la vostra cassa toracica e gli organi interni, e prendere il controllo del vostro corpo contro la vostra volontà. La prova di Marty è assolutamente di alto livello, tanto dietro le pelli quanto alla voce, mentre i suoi sodali sfornano riff colossali a ciclo continuo, e i brevi momenti drone, a base di theremin e synth, sono azzeccatissimi e permettono di prendere fiato prima di venire nuovamente sommersi da valanghe di watt. I brani sono tutti di altissimo livello, e diventa difficile trovare vette nella scaletta, mentre di cedimenti nemmeno l’ombra. Mi piace citare le iniziali “Troglorite” e “Tunnel Dragger”, oppure la pachidermica, devastante “Lost Punisher”, o ancora “And Yet It Moves”. In ogni caso la sensazione è quella di trovarsi ai piedi di un vulcano in eruzione, quando è ormai troppo tardi per mettersi in salvo, e l’unica cosa da fare è provare a godersi lo spettacolo, sperando, chissà come, di uscirne indenni. Mastodontici. (Mauro Catena)
(Burning World - 2014)
Voto: 80