#PER CHI AMA: Death/Gothic, Tristania, Trail of Tears |
La Slovacchia non è solo un'ottima fucina di band brutal death; i giovani April Weeps ce lo confermano con il loro debut del 2013, 'Outer Calm, Pain Within', una 11-track di suoni gothic death. "Sacrificial Rite" apre robustamente questo loro debutto, contraddistinto da una sezione ritmica bella potente, coadiuvata dal grosso vocione di N, presto affiancato dai soavi vocalizzi di una dolce (e sembrerebbe anche molto carina) donzella, Marta. Facile pertanto intuire che questo dualismo vocale servi a rendere più abbordabile la proposta del 7-piece di Dunajská Streda. Nella seconda track, "Dream-Master", salgono in cattedra, al fianco della coppia indemoniata di asce, anche le tastiere di Stronghold, in un pezzo veloce e lineare, il cui punto debole risiede ahimè, nella performance della bella Marta, fuori dal contesto sonoro dei nostri. Capisco che la band miri a seguire le orme di act quali Trail of Tears o Tristania (peraltro, entrambi gli ultimi album delle due band norvegesi, sono peccaminosi), ma manca ancora qualcosa, quel qualcosa che tuttavia sembra emergere nella terza "Buried", che anche sul fronte vocale del gentil sesso, mi convince appieno. Ottime e ammiccanti le linee melodiche delle chitarre, che tuttavia non sembrano cedere a nessun tipo di compromesso. Echi gotici si miscelano a epiche galoppate, prese in prestito dal melodeath dei Children of Bodom. L'album scivola veloce, complici anche le non siderali durate dei pezzi, che si assestano sempre sui 4 minuti e mezzo. La title track ha un iniziale mood oscuro, ma poi il pezzo evolve, con le chitarre che si rincorrono in progressivi vortici di colore e partiture di musica classica. "Forever Falling" è la classica song dove si vogliono mettere in luce a tutti i costi, le qualità della vocalist, in una sorta di semi-ballad indolente, dove neppure il growling di N riesce a salvarne l'esito conclusivo, reso tuttavia interessante per lo splendido assolo finale. Insomma, avrete capito che non sono il fan numero uno della giovane fanciulla slovacca anche se giungo alla conclusione che la sua timbrica la si odia o la si ama. Purtroppo rientro nella prima categoria, ma non mi lascio traviare e quando mi metto all'ascolto della lunga e ipnotica "Shards" (bello il giro di basso iniziale, molto AtomA nel suo approccio), decido di assegnarle la palma di mia song preferita dell'album. Tenebrosa, vibrante e coinvolgente, il giusto compromesso tra il gothic alla Nightwish e il death metal dalle venature doom. Stranamente il disco inizia a decollare da questo punto in poi con una serie di pezzi non affatto male: la liturgica "Waiting for the Sun", la malinconica "In a Hurry" o la devastante "Positive Energy", mitigata solo dalle eteree vocals di Marta, responsabile invece della tremenda riuscita di "Faded Memory". A chiudere il disco ci pensa lo straziante pianoforte di "Pass Away", che dimostra una quanto mai apprezzabile maturità del combo slovacco dal punto di vista del songwriting, ma che mostra qualche ingenuità da smussare. Un comunque piacevole esordio. (Francesco Scarci)
(Self - 2013)
Voto: 70