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venerdì 28 agosto 2020

Meshuggah - Catch Thirty Three

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Swedish Death/Djent
Avevo 16 anni, quando acquistai nell’estate del 1991, il primo Lp dei Meshuggah, 'Contradictions Collapse', un album che era pesantemente influenzato dai primi lavori dei Metallica. Dopo 14 anni, 6 album e 4 EP, all'uscita di 'Catch Thirty Three', il combo svedese era già diventato una delle più importanti e influenti band in ambito estremo, e questo album avrebbe dovuto consacrare definitivamente il quintetto scandinavo. Tuttavia (e qui i fan più accaniti forse verranno a cercarmi a casa), quel lavoro mi deluse. Di primo acchito, ci si rende subito conto che per assimilare i 47 minuti che compongono l’album, servono molteplici ascolti. La musica poi non differisce più di tanto dai precedenti dischi: si rende solo più arzigogolata e schizzata, talvolta snervante al punto tale da farmi spegnere lo stereo e riprendere fiato. E ancora, in altri frangenti (quando la band si ferma, e per minuti si intestardisce a ripetere gli stessi accordi) risulta noiosa e ridondante. Sicuramente questo è l’album più sperimentale dei cinque ragazzi di Stoccolma: allucinati riff di chitarra in primo piano (chitarre a 8 corde, accordate bassissime) sorreggono una batteria totalmente impazzita (ottimo come sempre l’apporto di Tomas Haake dietro le pelli, a conferma del fatto che sia uno dei migliori batteristi in circolazione), e poi i classici controtempi su controtempi tipici dei Meshuggah, i ritmi spezzati, con il cantato urlato di Jens Kidman sopra. Concludendo, non posso dire assolutamente che questo 'Catch Thirty Three' sia un brutto album, però all'epoca mi aspettavo qualcosina in più. Ma d'altro canto, lo sapete anche voi, i Meshuggah si amano o si odiano, voi da che parte state? (Francesco Scarci)

(Nuclear Blast - 2005)
Voto: 67

https://www.facebook.com/meshuggah