#PER CHI AMA: Fusion Death Metal, Atheist, Cynic, Pestilence |
'Testimony of the Ancients', 'Focus', 'Unquestionable Presence', 'The Key' e il nostrano 'Above the Light' rappresentano quanto di più incredibile il fusion death abbia concepito nei primi anni '90 e forse in tutta la storia del metal. Pestilence, Cynic, Atheist, Nocturnus e Sadist hanno costruito le basi per quelle migliaia di band discepoli che si sono poi susseguite nel corso degli anni a venire, ma che ahimè non hanno raggiunto le vette stellari dei primigeni mostri sacri. Quello degli Illuminati è un altro interessante esempio di mimare quelle insuperabili performance e il terzetto di Bucarest lo fa giocandosi una serie di carte ad effetto davvero impressionanti. Della serie "ti piace vincere facile"? Forse. Si perché i nostri abbracciano alcuni degli artisti delle band sopracitate. Patrick Mameli (Pestilence) si palesa al microfono nella opening track, "Please Lose", con la sua bella voce al vetriolo che si erge su un tappeto ritmico elucubrante, fatto di cambi di tempo, incursioni jazz, ritmiche sghembe, fini atmosfere e linee di basso di scuola Cynic/Atheist. Esagerata. Un breve intermezzo (ce ne saranno sei in tutto, alcuni dei quali contraddistinti da un parlato in lingua rumena) e via con "Storm" dove compare Mr. Mike Browning, ex fondatore dei Morbid Angel ma soprattutto batterista e vocalist dei Nocturnus. La song si palesa nuovamente come un incalzare di riffs ricercatissimi ma anche assai affilati, che non lasciano nulla al caso e giocano tra loro, nel tentativo di disorientare e ubriacare l'ignaro ascoltatore. Arriviamo a "Gulliver's Extraordinary Journey" e diamo il benvenuto a Daniel Mongrain (Martyr, Voïvod), in una song che si ispira molto a 'Focus', suonato in una session con gli Exodus ma che nella sua seconda metà gode di un'aura space rock degna degli ultimi Voivod. Increduli? Io rimango basito, non c'è che dire, sbalordito anche nel piacevole susseguirsi di una serie di solos, intermezzi blues/rock/funky a cui farà seguito uno splendido interludio etnico. Giungiamo a "Sea of Consciousness" e due tra i più talentuosi musicisti del globo, Kelly Shaefer e Tony Choy (che un po' tutti ricordano per la loro militanza in Atheist o Pestilence, tra gli altri) esplodono la loro bravura, il primo con una buona performance alla voce, il secondo con un inesplicabile lavoro al basso, in una traccia che sembra rifarsi anche ad 'Elements' degli stessi Atheist, e per una certa tribalità alle percussioni. Progressive, techno death e ritmiche alternative, riescono poi a forgiare un suono incredibile. Con la breve title track, a deliziarci alle voci troviamo Tymon Kruidenier (Exivious, ex-Cynic) in una cavalcata magnetica, mentre con la conclusiva "Domino Spine" è Luc Lemay dei sottovalutati Gorguts a fare da guest star dietro al microfono in quella che probabilmente si rivelerà la traccia più difficile da ascoltare dell'intero album, una song dotata di poca dinamicità e dal mood decisamente più cupo, tipico del sound della band dalla quale Luc arriva; il finale tuttavia è da applausi (ascoltare per credere). Il sorprendente album degli Illuminati finisce qui, o almeno credevo. Si perché a sancire l'impresa di 'The Core', ecco diffondersi nell'aria la cover di "Unquestionable Presence", riletta in modo esemplare da questi straordinari musicisti rumeni. Ma come diavolo è possibile che una simile release sia passata quasi del tutto inosservata ai media (scarsissime le recensioni sul web)? Per chi come me sentiva la mancanza di questo genere di sonorità, rompa gli indugi e si faccia avanti senza paura. Gli altri affianchino ai 5 album citati all'inizio di questa recensione, una copia di 'The Core'. (Francesco Scarci)
(A & A Records - 2013)
Voto: 85