#PER CHI AMA: Stoner, Post Metal, Orange Goblin, Isis |
Una rivelazione, semplice quanto improvvisa e fulminante. Ecco cosa mi è accaduto quando ho avuto tra le mani questo album marchiato Red Sound Records, che tra l'altro sta pubblicando una serie fortunata di ottime band. I Woodwall sono un quartetto lunigiano relativamente giovane di formazione (2009), ma che sfodera un sound e una composizione che porta subito alla mente gruppi di grosso calibro come Isis e Orange Goblin. Ma le somiglianze si fermano qui perché i Woodwall hanno lavorato molto per creare una proposta molto personale che prende si spunto dallo stoner psichedelico (i synth svolgono un ruolo molto importante in questo 'Woodempire'), ma va oltre fino a toccare il post rock/metal e tornare poi allo sludge. Dopo questa classificazione necessaria per gli amanti delle etichette, possiamo goderci a pieno le sei tracce ed entrare con passo leggero nel magico bosco dei Woodwall. La prima traccia affonda le sue radici tra riff grossi e carichi di bassi all'inverosimile con una sezione ritmica che non lascia respiro. Blues sporco di fuliggine annerisce le nostre mani e cerchiamo una via di fuga che ci riporti alla luce del sole, ma il bosco è troppo fitto e le note dei synth ci chiamano con voce suadente. Abbiamo appena varcato la soglia e i lunghi rami degli alberi ci hanno già avvinghiato, non ci resta che continuare il nostro cammino. "Kind Stuste" è un classico pezzi stoner che prende spunto dai storici Kyuss e Sleep, ma la band riesce bene nell'impresa e punta tutto sul suono. Le tastiere sono quasi sommesse e forse avrebbero potuto osare di più e dare più personalità al pezzo. Dopo questa breve divagazione, riprendiamo il nostro viaggio e grazie a "Walden" possiamo bere la linfa vitale e raggiungere la conoscenza. L'introduzione è maestosa, con sonorità prog direttamente dagli anni settanta che omaggiano i Goblin di Simonetti e ci trascinano in un vortice mistico che fa venire voglia di perdersi e divenire noi stessi parte del magico bosco dei Woodwall. Sono sincero, era da molto tempo che non mi emozionavo così tanto e ho sentito solo la mancanza della versione vinile di questa traccia che potrebbe regalare ancora maggiori emozioni sonore. Riff di basso e batteria potenti, assoli ricchi di delay e pad quasi ambient si uniscono perfettamente per dar voce ad ottimi arrangiamenti e cambi di direzione che non fanno altro che arricchire un brano già speciale di suo. Dopo questi undici minuti ti ritrovi a boccheggiare ed a soffrire subito di una crisi di astinenza che deve essere placata quanto prima. Per fortuna arriva "Holocene/Cambrian" la cui struttura si basa sulla batteria e basso che all'unisono creano una ritmica onirica accompagnata da una voce ricca di effetti e fascino. Synth e chitarra rincarano la dose e chiudono un album che rasenta la perfezione. È presto per dire che è il miglior lavoro dell'anno, ma gli altri gruppi sono avvisati. Il bosco rischia di incantarvi e difficilmente troverete il sentiero che vi riporterà indietro. (Michele Montanari)
(Red Sound Records - 2013)
Voto: 90