#PER CHI AMA: Doom Gothic |
Io proprio non riesco a cogliere la decantata “altra dimensione del dolore” in questo primo full-lenght dei polacchi Oktor che giungono a questo risultato dopo dieci anni di attività ed un solo EP a inizio carriera. Il disco si basa su tre corpose tracce principali (“Conscius Somaton Paradise”, “Mental Paralysis” e “Hemiparesis Of The Soul”) a cui vengono affiancati in preludio e coda degli intermezzi strumentali, ove è protagonista un plastico, brillante e fastidioso pianoforte. Nonostante una necessaria competitività della prima delle tre, la proposta è alquanto scontata e presenta alcune parentesi decisamente fuori luogo con la totalità del lavoro, che rendono ancor meno appetibile quel poco fatto validamente. Il cantato in lingua madre è intrigante ma fatica ad esprimersi in modo eccelso a causa di una musicalità discordante che non riesce ad amalgamarsi ad esso. Una gamma di parti frammentate tra loro, impediscono a tutte queste idee miscelate, di condurre da qualche parte questo album della durata di ben cinquantacinque minuti, che si chiude, ironia della sorte, con un brano intitolato “Undone”. Non ci siamo. (Kent)
(Solitude Productions - 2015)
Voto: 50