#PER CHI AMA: Crossover, System of a Down, Sweet Lizard Illtet, Sparta |
Uscito nel 2014 per la label indipendente Esquimaux records, il primo lavoro dei Milk dal breve titolo 'Core', arriva direttamente dalla terra del leggendario eroe William Wallace, la Scozia. Con questo EP di quattro brani, il combo della contea di Ayrshire, tenta di fondere sonorità diametralmente opposte, quali possono essere l'elettronica e il metal, riproponendo la formula che in un tempo ormai remoto, rese grande il crossover. Il problema è che tale formula è stata così abusata in passato che sotto qualsiasi prospettiva la si voglia leggere oggi, il risultato è sempre un sound che sa di già sentito. I nostri quattro bravi musicisti vengono premiati tuttavia da una buona qualità audio e un buon equilibrio tra gli strumenti. Quello che rischia di non farli emergere dalla massa è un gusto musicale alquanto discutibile, che unisce un cantato interessante (a cura di Peter Fleming) che offre sfumature a cavallo tra Tool, Sparta e System of a Down, con un cospicuo uso di elettronica anni '90, l'indie rock dei primi Manic Street Preachers, la composizione tipica dell'air metal anni '80 e chitarre pesanti a la Limp Bizkit (ovviamente niente rap!). Il risultato è un sound indefinito, sterile, con poche frecce al proprio arco seppur sia ben orchestrato e ragionato. Una sorta di suono diviso tra le atmosfere elettro/etno/metal di 'Bitter Potion' dei Thorn, scaricati della loro perversione, i System of a Down più orecchiabili, reminiscenze a la Primal Scream nell'innesto elettronico ed infine rimandi ai Godsmack. La fatica, la volontà e il sudore, vanno comunque riconosciuti ai Milk anche se questo lavoro non rende la dovuta giustizia alle loro idee e alla loro reale personalità. Viste alcune performance live, nei video della band sparsi per il web, direi che possono osare molto di più, che hanno tutte le carte in regola e molta più dinamite da far esplodere in un album! Magari irrobustendo il sound e l'aggressività nelle loro prossime uscite, senza perdere quel tocco alternative che almeno come attitudine li protrae verso le intuizioni stravaganti dei mitici Sweet Lizard Illtet, con i loro ritmi dance e quelle buone chitarre rumorose. Manca un pizzico di consistenza in più ma la direzione è quella buona se la si saprà rendere geniale! Premiato l'impegno e rimandati con tanta curiosità per le uscite future! (Bob Stoner)
(Esquimaux Records - 2014)
Voto: 65