#PER CHI AMA: Elettronica, Industrial, Ministry |
I Megattera (a proposito, bellissimo nome), ultima sensazione dell’elettronica romana, sono un duo composto da Matteo e Gianni, con un passato da musicisti “tradizionali” in ambito post rock. Armati di campionatori, drum machine e sequencer, i due riescono a districarsi egregiamente tra atmosfere sintetiche ora piú rarefatte, ora “sporcate” da clangori industrial, sviluppando un discorso fatto di suggestioni apocalittiche e scenari post industriali, ricco di intuizioni spesso sorprendenti. La costruzione di questi 6 brani segue sovente un canovaccio simile: i due procedono per stratificazione, deponendo sopra un beat iniziale scarno (e scarnificato) nuovi layer sonori, che ben presto rivelano un disegno dalla complessità via via crescente, senza perdere mai di vista l’identità del brano, anzi valorizzadolo con orchestrazioni metalliche e soluzioni interessanti e mai banali. Si parte con le scansioni marziali di "Nebula", dove le orchestrazioni vengono scosse da sferzate cyber-punk. I pezzi fluiscono l’uno nell’altro senza soluzione di continuità, ed ecco quindi che "La Lunga Attesa" che mantiene fede al suo nome, creando una tensione sospesa e trattenuta, si trasfigura repentinamente nei ritmi parossistici da tempesta elettromagentica di "La fine del Perdono". "Vorago" è sicuramente tra gli episodi migliori dell’album, con la sua sottile inquietudine instillata da un beat simil trip-hop, e un poetico break di chitarra elettrica arpeggiata prima di un finale maestoso e liturgico. I brani dall’incedere lento e compassato sono quelli che si fanno preferire in una scaletta che non ha comunque momenti di cedimento, anche in una "IO/RE" sporcata di dubstep e quasi danzereccia (nell’accezione che Trent Reznor darebbe a questo termine). La lunga, conclusiva "Grande Inverno", forse ispirata alla saga di 'Game of Thrones', si staglia minacciosa all’orizzonte alternando raffiche di elettronica gelida a intermezzi chitarristici dal sapore post che scaldano piú di un ciocco crepitante nel camino in una notte di neve. In definitiva si tratta quindi di un disco decisamente interessante, forse un po’ ostico al primo ascolto, ma in grado di regalare tante soddisfazioni all’ascoltatore, e di insinuarsi sotto pelle come un germe mutante difficile da debellare. Ottimo lavoro! (Mauro Catena)
(Killrpool Records - 2014)
Voto: 75